Carpagonismo * il mondo del Carp Fishing agonistico

 

Ami

Canne e mulinelli

Condizioni meteo

Dacron e monofili

Effetto auto-ferrante

Fase di stacco

Girelle ed accessori metallici

 

Inneschi

Il bivacco

Il magazzino

Il rod-pod

La pasturazione

Organizzazione della gara

Postazioni di pesca

Precisione del lancio

Preparazione psicologica

Schemi di montaggio

Tecnica di lancio

Tecnica di sondaggio

Terminali

Tubicini anti-groviglio

 

Preparazione psicologica

Prima di affrontare una sessione di pesca, l'agonista deve realizzare mentalmente la convinzione di essere in grado di evitare il "cappotto".

Questa convinzione parte dal subconscio ed ha origine dal costante esercizio nel riassumere in maniera efficace, tutte le opinioni e le diverse metodologie di pesca acquisite nel tempo, grazie soprattutto al confronto diretto con altri carpisti.

La campionatura delle possibili risposte ai vari quesiti che l'agonista deve risolvere durante ogni sessione, diventa così un mosaico variegato di sinceri riscontri, senza condizionamenti e remore.

Dopo aver preso coscienza della reale situazione di pesca, si attivano dei meccanismi automatici che consentono di eseguire in perfetto sincronismo, tutte quelle operazioni che normalmente si svolgono durante una gara.

Prendiamo in esame, a titolo di esempio, la prima in ordine cronologico, di queste operazioni: l'installazione delle attrezzature nel box.

In questa fase, l'affiatamento con il proprio compagno di coppia è determinante.

La possibilità di poter scegliere liberamente, ad esempio, la posizione migliore per il proprio rod-pod, costituisce un motivo di soddisfazione che al livello del subconscio, fortifica il senso di sicurezza delle proprie capacità che a sua volta si riflette globalmente su tutto il rendimento dell'atleta.

Un fattore molto influente è senza dubbio costituito dalla scelta dei ruoli tra i due carpisti che compongono la coppia.

Abbiamo avuto modo di osservare che nelle coppie di atleti con diverso grado di preparazione, alcune volte il ruolo del "gregario" viene assunto spontaneamente, senza patteggiamenti, dal componente più maturo con un notevole incremento di stimoli da parte di entrambi e con conseguente beneficio nella condotta di gara.

Al contrario, risulta assai più difficile trovare il giusto equilibrio nella coppia dove la parte del gregario è sostenuta dal componente più giovane e meno esperto, per scelta condizionata indirettamente dal compagno di pesca più anziano e più preparato.

Tra coetanei, non è affatto raro trovare degli esempi di perfetto affiatamento a parità di preparazione atletica ed esperienza.

Nella formazione di una Squadra Nazionale vincente, il fattore determinante è comunque la motivazione di ordine psicologico che gli atleti devono acquisire: non si gareggia per se stessi, ma soltanto per raggiungere un comune obiettivo.

L'attitudine del singolo pescatore sportivo tende invece a perseguire esclusivamente obiettivi personali e questo rallenta l'acquisizione del concetto di "squadra".

Inoltre il condizionamento psicologico derivante dalla consapevolezza di dover svolgere la sessione in competizione con altri ed in postazioni aventi caratteristiche e rendimenti nettamente diversi l'una dall'altra, in situazioni particolari come ad esempio durante lo svolgimento delle prove selettive provinciali dove l'opportunità offerta da un buon piazzamento, costituisce molto spesso un provvidenziale "lasciapassare" per l'accesso alla fase finale del Campionato Italiano, influisce in modo negativo sulla scelta a passare al Carp Fishing agonistico a tempo pieno.

Il bisogno di conoscere nuove soluzioni, la necessità del confronto con altri pescatori, anche se fortemente penalizzati dall'imposizione di determinate regole, sono comunque gli stimoli che oggi convincono maggiormente a vivere l'esperienza di partecipare ad una competizione sportiva, anche se per molti, sarà soltanto per una sola volta.

In questa sezione del sito cercheremo di concentrare, in forma sintetica ma esauriente, tutto quello che bisogna conoscere per poter affrontare senza nessun problema, una qualsiasi sessione di Carp Fishing, grazie alle esperienze maturate dagli atleti della Nostra Nazionale Italiana, Campioni del Mondo!

Come organizzarsi per la gara

Ogni sessione vissuta all'insegna dell'agonismo, viene sempre pianificata dai componenti di uno stesso gruppo (ad esempio i Soci di un Club di pesca sportiva) in un incontro espressamente organizzato per questo scopo, dove è presente normalmente il Capitano della Squadra o Commissario Tecnico, nel caso della Nazionale.

Per prima cosa, si prende in esame il Campo di Gara dove si svolgerà la sessione e quali potrebbero essere le reali situazioni di pesca, in relazione al periodo stagionale ed al clima.

Il Capitano (o il compagno di squadra più anziano) riassume quali sono i dati statistici delle precedenti sessioni di pesca, svolte nel medesimo luogo e grazie alle classifiche parziali, si inizia a prendere in considerazione quale strategia può essere adottata in relazione al sorteggio delle postazioni.

Non è infatti un segreto che i cosiddetti "terminali" di ogni settore, godono del privilegio di essere l'estremità "a valle" od "a monte" di un ben determinato tratto di sponda e questa situazione di indiscusso vantaggio, nelle manifestazioni appartenenti al circuito agonistico FIPSAS è regolamentato da norme precise.

Stabilita la tattica di pesca, si passa alla definizione delle possibili varianti, che saranno applicate eventualmente dopo che le postazioni sono state assegnate.

Risulta evidente che uno o più sopralluoghi sul Campo di Gara, effettuati durante il periodo che precede la gara, risulta determinante per restringere il numero delle varianti e ridurre quindi di conseguenza, il margine d'errore nella valutazione iniziale della reale situazione di pesca.

A questo punto si individuano i terminali più adatti, le esche per la pasturazione e l'innesco, cercando di rendere più uniforme possibile, la dotazione di materiali per ogni coppia di partecipanti.

L'inventiva e la fantasia nel mettere in pratica un qualsiasi espediente riguardante ad esempio, la realizzazione di un innesco particolare o qualsiasi altra "stranezza" nel collocare i terminali nel proprio settore di pesca, sono le doti che distinguono il buon agonista e non è un caso che ancora oggi, molti carpisti insistano nell'errore comune di sottovalutare l'importanza di assistere ad una qualsiasi manifestazione agonistica di Pesca Sportiva, che invece risulta essere una vera e propria "miniera" di idee.

Dopo la formazione degli equipaggi, si affrontano le problematiche relative all'installazione del bivacco (tenda, branda, ecc.), alla gestione delle esche e dei generi di prima necessità ed infine al trasferimento.

Una buona organizzazione della gara è fondamentale per ottenere quella preparazione psicologica che ogni agonista deve possedere, prima di affrontare la sessione di pesca.

La postazione di pesca

Questa area comprende normalmente il box, delineato sul terreno da picchetti indicatori e tutto lo specchio d'acqua compreso tra le due semirette parallele ed immaginarie, aventi origine dalla sponda, distanti tra loro 8 m. (lato del box) e prolungate idealmente sino all'infinito.

Nel Regolamento Internazionale FIPSe.d. è previsto un corridoio intorno al box, opportunamente segnalato sul terreno e di larghezza di un metro.

Questo corridoio, avente funzione di spazio di sicurezza, non può essere occupato dalle attrezzature e deve essere lasciato libero per consentire l'accesso agli Ufficiali di Gara.

 

  

In molti Campi di Gara, il termine di questo specchio d'acqua così delineato, coincide con la sponda opposta, ma le distanze tra gli equipaggi, opportunamente suddivisi in settori, consentono di avere delle pari opportunità di pesca, soprattutto per coloro che sapranno individuare le zone caratteristiche, riassunte sinteticamente nei due esempi che seguono.

Esempio n°1

(profondità da 0 a 10 m.)

La figura dell'esempio n°1 rappresenta una postazione tipica che può essere suddivisa in tre zone: un pendio a lento degrado, generalmente ricoperto di alghe e vegetazione lacustre (zona A), una zona discretamente uniforme (zona B) che termina con un gradino pronunciato, a sua volta principio di un altro pendio (zona C) che degrada lentamente verso il punto più profondo del tratto considerato.

Esempio n°2

(profondità da 0 a 10 m.)

In quest'altra figura, il profilo nettamente differente dal primo consente di individuare altre tre zone: un ripido pendio che scende in profondità, con alcuni sassi sul fondo (zona D), lascia il posto ad una sopraelevazione ricoperta di vegetazione acquatica (zona E), per degradare lentamente (zona F) verso il punto più profondo.

Tutte queste zone caratteristiche (A, B, C, D, E, F) sono facilmente individuabili eseguendo un sondaggio con l'apposito galleggiante segnalatore ed una zavorra costituita possibilmente da un piombo a pera.

Nella scelta del Campo di Gara, si dovrà tener conto della uniformità dei settori di pesca, in modo da fornire a tutti i partecipanti, le stesse opportunità di cattura.

Le condizioni metereologiche 

Le situazioni di pesca, possono variare sensibilmente con l'alternarsi del giorno e della notte e con l'evolversi delle condizioni atmosferiche: quasi tutte le zone individuate nell'ambito della postazione (vedi esempi 1 e 2), possono avere dei rendimenti diversi, in termini di catture, a seconda del quadro climatico del momento ed in base all'orario.

Ad esempio è stato più volte constatato che in alcune postazioni di pesca, con un profilo di fondale assimilabile all'esempio n°1, le abboccate sono state progressivamente dalla zona C alla zona A, in perfetto sincronismo con il tramonto del sole.

Analogamente, nel caso di un profilo simile all'esempio n°2, la zona D sarà da preferire alle altre, durante lo svolgimento di una sessione diurna con tempo sereno mentre di notte o durante un temporale, la zona E sarà privilegiata.

Nella tabella che segue, sono riassunte queste tendenze che possono costituire un paragone attendibile, per quasi tutte le situazioni di pesca.

Meteo

Cielo sereno

Cielo coperto

Temporale

Notte

Zone ottimali

C, D

B, D

A, B, E, F

A, E

Commenti

Grandi profondità, ricerca di ostacoli sommersi.

 

I pesci si spostano a profondità medie, in funzione dell'impatto luminoso in diminuzione.

Situazione intermedia, tra un cielo coperto di nuvole e la notte.

I pesci si spostano a bassa profondità, negli erbai e sulle sopraelevazioni.

Il bivacco

Tutto il materiale in dotazione all'equipaggio deve essere collocato nella postazione, prima del segnale di inizio gara: nel periodo che precede questo momento significativo della sessione di pesca, si eseguono delle operazioni che indirettamente hanno il potere di condizionare l'esito della sessione.

Nel box bisogna muoversi agevolmente ed il relativo spazio a disposizione per le attrezzature, deve essere gestito in modo opportuno, compatibilmente con la giacitura del Campo di Gara e con la conformazione della sponda.

Nella figura è indicato un esempio dell'esatto posizionamento del bivacco e relative attrezzature.

Lo spazio centrale nel box serve per consentire il lancio, senza invadere il corridoio di protezione (non disegnato in figura).

Il posizionamento della tenda nel box, ad esempio, dovrebbe seguire il principio che tiene conto esclusivamente della migliore protezione possibile dagli agenti atmosferici.

Una tenda installata nelle immediate vicinanze dei sostegni per le canne, può indurre a sottovalutare l'importanza di avere invece spazio a sufficienza per delle manovre, in fase di combattimento, risolutive per il buon esito di una cattura di un certo rilievo, oppure può costituire un serio problema nel caso si abbia la necessità di eseguire dei lanci di potenza.

Una soluzione alternativa alla tenda a due posti è costituita da due ombrelli-tenda, posizionati frontalmente e distanti quanto più possibile, dai sostegni per le canne.

Alcuni modelli in commercio, sono stati disegnati praticamente seguendo il profilo delle branda da campo con ben poco spazio a disposizione per altro materiale, altri tipi invece consentono in modo promiscuo, il riparo per il carpista ed il suo armamentario.

Qualunque sia la soluzione per il bivacco, non bisogna mai sottovalutare l'effetto degli agenti atmosferici, che sia d'estate che d'inverno, possono mettere a dura prova la resistenza dei materiali dei nostri ripari e la nostra stessa incolumità.

Il magazzino

Durante le lunghe sessioni di pesca è necessario predisporre uno spazio nel box per mantenere nelle migliori condizioni, i generi alimentari di prima necessità e la propria dotazione di esche.

Nel periodo freddo è possibile sfruttare lo spazio nella tenda a due posti, oppure utilizzare il riparo costituito da un semplice ombrellone munito di copertura laterale.

Il materiale deperibile deve essere conservato in contenitori atossici a tenuta stagna, possibilmente termici.

Sia d'estate che d'inverno è inoltre indispensabile proteggere il cibo e le esche, dal salto termico esistente tra il giorno e la notte ed è quindi una buona norma eseguire periodicamente un controllo della temperatura esterna, adottando conseguentemente tutti gli accorgimenti che si rendessero necessari.

Le esche da pastura possono essere conservate in bidoni di plastica muniti di coperchio ermetico, della capacità media di 10 Kg., che sarà possibile sovrapporre l'uno sull'altro, al fine di risparmiare più spazio possibile.

Nei periodi estivi, se la conformazione del terreno lo consente è utile creare in un angolo del box, un riparo ombroso e ventilato con l'aiuto di un ombrellone, in modo da proteggere le esche più deperibili, evitando che siano prese di mira da insetti e piccoli roditori.

Sistemazione del rod-pod

Questa operazione viene effettuata normalmente dopo la sistemazione del bivacco e dell'eventuale magazzino, ma per l'importanza che riveste, deve essere attentamente ponderata e possibilmente pianificata in precedenza, nel momento in cui viene assegnato il box.

Sul sostegno andranno sistemate le canne e quest'ultime, in virtù dell'angolazione che daremo al sostegno rispetto al profilo della sponda, saranno più o meno correttamente posizionate, causando a volte, non pochi disagi durante le operazioni di recupero.

Il settore di pesca di ogni box è costituito dallo spazio compreso tra le due semirette parallele, aventi origine ortogonalmente dalla sponda compresa nel box, distanti tra loro 8 metri (misura di ogni lato del box) e prolungate ipoteticamente sino all'infinito: in questo spazio dovranno essere collocati i terminali innescati e nella peggiore delle ipotesi, si tratta di aree con grande estensione, che risulta utile suddividere idealmente in altri mini-settori, in modo da facilitarne l'esplorazione.

Dopo il montaggio delle parti che compongono i sostegni (meglio due rod-pod che uno solo), si dovrà decidere quali mini-settori saranno interessati al "plumbing" e soltanto dopo questa fase, con la relativa individuazione delle zone di pesca più interessanti, si potranno posizionare in maniera stabile, da non intendersi però come definitiva.

Dopo il primo lancio ed il relativo posizionamento delle lenze, si renderà infatti necessaria una correzione dell'angolazione del sostegno, rispettando l'allineamento delle canne con i rispettivi monofili, tenendo conto delle norme previste dal Regolamento Particolare riguardo lo sconfinamento.

La competenza del proprio mini-settore condiziona quindi l'assetto del sostegno ma non deve costituire un motivo di disagio, la possibile revisione dell'allineamento o addirittura un probabile futuro spostamento di tutto il complesso sostegno-canne.

Soltanto dopo aver definito la posizione dei sostegni, si potrà adeguare se necessario, l'apertura di ingresso della tenda, che sino a quel momento ha avuto esclusivamente il compito di un rifugio d'emergenza, durante le fasi di allestimento del bivacco.

Preparazione delle canne e dei mulinelli

Nel Carp Fishing agonistico, sono ammesse le canne da pesca di qualsiasi foggia ma che non siano di lunghezza superiore a 13" (3,96 m.) equipaggiate con mulinelli a tamburo fisso di qualsiasi grandezza.

La maggior parte degli attrezzi specifici oggi esistente sul mercato è comunque costituita dall'intera produzione di alcune Aziende del Regno Unito, specializzate nella realizzazione di canne ad innesti ed una vera e propria invasione di cloni, proveniente dall'Asia, aventi il pregio di un ottimo rapporto qualità-prezzo a costi abbordabili.

Possono essere utilizzate anche le canne telescopiche, anzi sarebbe auspicabile che i pochi modelli specifici per il Carp Fishing esistenti sul mercato, evolvano al pari passo di quelle utilizzate ad esempio, in acque salate.

I mulinelli sono generalmente quelli di grandezza idonea, soprattutto concepiti per la pesca a fondo medio-pesante: il mercato non offre praticamente alternative ai modelli super-collaudati di alcune Aziende "leader" del settore.

La preparazione della canna, salvo casi particolari, prevede per prima cosa il posizionamento del piede del mulinello, già caricato con il monofilo di nylon (i trecciati non sono consentiti) scelto dall'agonista in merito alla tattica di pesca pianificata in precedenza, nell'apposito alloggiamento ricavato nel porta-mulinello.

Prima di montare il puntale della canna sul pedone, si verifica che il piede del mulinello faccia corpo unico con il porta-mulinello: tenendo il pedone orizzontale con il mulinello rivolto all'esterno, si applica con il ginocchio appoggiato al porta-mulinello, una forza di sollecitazione a flessione, con le mani che contemporaneamente stringono il grezzo e tirano verso il busto.

Questa sollecitazione consentirà di stringere la ghiera del porta-mulinello, ancora di mezzo giro, bloccando così il mulinello alla canna.

Dopo aver montato anche il puntale (canna ad innesti) si controlla l'allineamento dei passanti guida-filo e si incomincia a far passare il nylon attraverso quest'ultimi, partendo da quello più vicino al mulinello, avendo cura di non aprire l'archetto, ma esclusivamente con l'aiuto del freno di bobina, opportunamente allentato.

Nei mulinelli muniti di bait-runner, sarà sufficiente inserire il dispositivo di esclusione del freno.

Non essendo possibile utilizzare i trecciati per la lenza madre, sarà opportuno collegare un para-strappi adeguato alla zavorra indicata sull'attrezzo e di lunghezza pari ad una volta e mezzo la lunghezza della canna stessa. 

Il collegamento tra i due monofili potrà essere realizzato con due nodi "uni" scorrevoli oppure con il celeberrimo "blood"; se la differenza di diametri supera i 30/100 di mm., si utilizzerà il nodo "all-bright special".

Normalmente questi nodi sopra menzionati, se vengono eseguiti correttamente consentono di tagliare il monofilo in eccesso, in modo tale da non avvertire il fastidioso fruscio, sia durante il recupero che nell'attimo del lancio.

L'abitudine di rivestire il nodo con la colla ciano-acrilica (anche se gommosa) è vivamente sconsigliata, per evitare un'ulteriore degenerazione strutturale del monofilo ad opera dell'adesivo, in un punto già notevolmente stressato dall'azione di stringimento del nodo (riscaldamento per attrito).

A questo punto si dovrà inserire l'eventuale tubicino anti-groviglio, la zavorra e gli accessori per il collegamento del terminale, con o senza girella, ma possibilmente tramite un dispositivo a sgancio rapido, che consentirà di velocizzare le operazioni di cambio del terminale stesso, in caso di cattura od altro.

Le quattro canne utilizzate per la sessione potranno essere innescate prima di essere lanciate, a differenza di quelle di scorta che possono essere montate complete del terminale, ma senza inserire l'esca.

La canna utilizzata per il "plumbing" potrà essere rimossa o sistemata sul sostegno, in modo tale da non essere confusa con quelle utilizzate per la pesca; dopo aver evidenziato le canne ausiliarie con del nastro adesivo fluorescente, sarà buona norma informare l'Ufficiale di Gara più vicino alla postazione, del numero esatto di canne in dotazione, specificando quale di esse, assolve allo scopo di segnalare la zona di pesca.

La pasturazione

La fase della pasturazione è stata, sino allo scorso Campionato del Mondo, regolamentata da alcune norme generiche applicate dalla F.I.P.S.e.d., nelle gare di pesca al colpo.

La diversa denominazione (pasturazione pesante e di rinfresco), non ha praticamente senso nel Carp Fishing e di conseguenza, sono state apportate delle modifiche al Regolamento Internazionale.

La più importante e significativa di queste, prevede la pasturazione senza limiti temporali, ma regolamenta l'uso della catapulta e del "bait-rocket" che in determinati orari del giorno solare sono vietati.

L'idea comune dei Delegati intervenuti alla riunione di Lione dello scorso anno, era quella di lasciare ai partecipanti, la facoltà di decidere quale tattica di pasturazione adottare, condizionando così direttamente e consapevolmente il risultato finale.

La messa al bando dei materiali leganti (argilla, bentonite, terre varie, ecc.) e degli sfarinati in genere, ha consentito l'approvazione e la rivalutazione di due accessori comunemente utilizzati dai carpisti di ogni nazione: il cosiddetto bait-rocket e la catapulta.

Le granaglie potranno essere così utilizzate al meglio ed il pellet (diametro massimo 40 mm.) potrà essere lanciato senza problemi di gittata.

Durante il periodo definito "notturno" è stato vietato l'uso di questi attrezzi, per evitare che rumori molesti e tonfi nell'acqua, arrechino disturbo all'azione di pesca condotta nel sottoriva.

La pasturazione si esplica in un contesto di pesca selettiva, come appunto il Carp Fishing, con il cercare di attirare tramite l'immissione in acqua di una certa quantità di esche, il maggior numero di pesci e per giunta, di grande taglia.

Esistono diverse strategie di pasturazione, sempre in stretta relazione con i seguenti fattori:

  • temperatura dell'acqua;

  • densità di popolazione ittica presente;

  • estensione del luogo;

  • pressione di pesca esistente.

Per ogni fattore concorrono delle variabili che condizionano la scelta delle esche utilizzate per la pasturazione, la quantità, il tipo ed il confezionamento: boilies di un determinato aroma, produrranno ad esempio, un effetto diverso a seconda se saranno di un certo diametro o se saranno presenti in acqua, in una ben determinata quantità.

Oppure la pasturazione in grandi quantità di micro-granaglie, produce effetti diversi che non ad esempio, delle celeberrime "tiger nuts".

Uno dei fattori che condiziona maggiormente la quantità di pasturazione da immettere è senza dubbio il tempo di digestione dei pesci insidiati rispetto alla temperatura dell'acqua che influisce sul metabolismo e su tutti quei processi legati alla catena alimentare.

Il grafico che segue indica in linea di massima, quali sono i tempi di digestione della carpa, in relazione alla temperatura dell'acqua: questi valori sono indicativi e non tengono conto della percentuale di ossigeno contenuta nell'acqua.

Sull'asse delle ascisse sono indicati i valori di riferimento della temperatura dell'acqua, su quello delle ordinate, il numero di ore necessario per la digestione.

                       
20                      
                       
15                      
                       
5                      
                       
0                      
  8   10   14   18   22   24

La ricerca del pesce di taglia, prevede comunque una buona conoscenza delle abitudini alimentari dei grossi esemplari, ma nel pieno svolgimento di una sessione di Carp Fishing agonistico, la presenza di altri pescatori impegnati per il raggiungimento dei medesimi obbiettivi, modifica la strategia della pasturazione, condizionandola inevitabilmente a quella adottata dai concorrenti delle postazioni limitrofe.

A titolo di esempio, pubblichiamo i dati relativi alla pasturazione (boilies, granaglie e pellets), condotta dagli equipaggi della Nazionale Italiana, durante lo svolgimento dell'ultimo Campionato del Mondo (Fiume Arno - Loc.S.Lorenzo alle Corti - PI).

Equipaggio I° giorno II° giorno III° giorno IV° giorno

Pirani-Pirani

(Settore A)

1Kg. boililes

5Kg. gran.

4Kg. boilies

2Kg. gran.

2Kg. pellets

4Kg. boilies

5Kg. gran.

2Kg. pellets

6Kg. boilies

5Kg. gran.

2Kg. pellets

Delli Rocili-Patricelli

(Settore B)

1Kg. boilies

5Kg. gran.

2Kg. pellets

4Kg. boilies

5Kg. gran.

2Kg. pellets

4Kg. boilies

2Kg. pellets

 

8Kg. boilies

4Kg. gran.

2Kg. pellets

Mazzarella-Di Giandomenico

(Settore C)

2Kg. boilies

1Kg. gran.

5Kg. pellets

4Kg. boilies

3Kg. gran.

5Kg. pellets

4Kg. boilies

5Kg. gran.

5Kg. pellets

8Kg. boilies

2Kg. gran.

 

In questo caso specifico la tattica di pasturazione è stata subordinata dal risultato del sorteggio delle postazioni nei tre settori previsti dal Campo di Gara.

Una discreta differenza di profondità si riscontrava infatti tra il settore A (meno profondo) ed il settore C (più profondo), con la direzione della corrente del fiume che andava da C ad A.

Nel primo giorno di gara è stata verificata l'assenza di mangiate del "pesce gatto americano" e la presenza massiccia del carassio, con qualche sporadica partenza di carpe di peso inferiore al minimo di qualificazione (2 Kg.).

Nel secondo giorno di gara, dopo aver preso atto della situazione di pesca di ogni postazione, si incrementava la pasturazione in modo da avvicinare tutto il pesce esistente a media distanza dalla sponda, lasciando una zona neutra, larga circa 5 m. a partire dalla sponda opposta, per consentire il passaggio dei pesci resi sospettosi dal continuo lancio di terminali e pastura.

Al terzo giorno di gara, la pasturazione veniva intensificata soltanto nelle postazioni dove si registravano partenze con una certa continuità.

Nell'ultimo giorno di pesca, la pasturazione è stata effettuata soltanto nelle prime ore del giorno, ma in quantità tale da bloccare sulla fascia mediana tra le due sponde dell'Arno, tutto il pesce entrato in "frenesia alimentare" e proveniente dalle postazioni limitrofe a quelle occupate dai nostri Azzurri, passando dalle zone neutre.

L'azione progressiva di pasturazione, ha fatto registrare partenze multiple in due postazioni su tre, aumentando così la possibilità di realizzare il miglior piazzamento nei due settori più influenti e determinanti per la conquista del titolo mondiale.

Altro esempio significativo è quello della strategia di pasturazione adottata nel corso della I° edizione del Campionato del Mondo di Carp Fishing a Coppie, svolto nel 1999 in Portogallo, lungo le sponde del bacino artificiale denominato Barragem do Divor, nella Regione di Evora.

Equipaggio I° giorno II° giorno III° giorno IV° giorno

Fannucchi-Fannucchi

(Settore A)

 

8Kg. boililes

5Kg. pellets

 

5Kg. boilies

2Kg. pellets

 

15Kg. boilies

2  Kg. pellets

 

6Kg. boilies

 

 

Mazzarella-Di Giandomenico

(Settore B)

 

5  Kg. boilies

10Kg. gran.

2  Kg. pellets

 

4Kg. boilies

5Kg. gran.

2Kg. pellets

 

10Kg. gran.

 

 

6Kg. boilies

 

 

 

Delli Rocili-Patricelli

(Setttore C)

10Kg. boilies

5  Kg. gran.

5  Kg. pellets

 

4Kg. boilies

10Kg. gran.

 

 

4Kg. boilies

5Kg. gran.

 

 

8Kg. boilies

 

 

Anche in questo Mondiale, relativamente alla caratteristica del luogo ed in base ai settori ed alle postazioni assegnate per sorteggio alla Nazionale Italiana, la strategia di pasturazione e la conseguente tattica di pesca sono state fortemente condizionate dai fattori sopra menzionati.

Successivamente sono state applicate delle strategie diverse per ogni settore, in modo da bloccare il pesce entrato nell'ambito della postazione e conseguentemente neutralizzare l'azione di disturbo proveniente indirettamente dai concorrenti limitrofi.

Nel settore A in particolar modo è stato necessario studiare una strategia che consentisse di fronteggiare una forte azione di disturbo derivante dalla massiccia immissione di palle di pastura (bentonite, granaglie e pezzi di boilies) eseguita da alcuni equipaggi presenti nel settore.

Individuata la distanza di lancio delle loro catapulte, compresa tra i 50 ed i 70 m, si provvedeva alla realizzazione di un fronte di pastura a circa 80 m. dalla riva, quindi di circa 10 m. più in avanti, eseguita esclusivamente con l'utilizzo di boilies da 18 mm. 

Questa tattica ha consentito di far confluire sulla postazione occupata da Fannucchi, il pesce in arrivo dalla sponda opposta con un netto anticipo rispetto alle altre postazioni e nell'ultima notte di gara, l'effetto della massiccia pasturazione ha consentito di risalire la classifica nel settore, riducendo drasticamente le possibilità di rimonta da parte degli altri concorrenti.

Nel settore B, le granaglie sono state invece le vere protagoniste della vittoria da parte dell'equipaggio belga, che al terzo giorno di gara portava in frenesia alimentare le carpe del circondario: di conseguenza la nostra strategia è stata subordinata all'uso di esche altamente attrattive, potenziando con aminoacidi la fermentazione delle granaglie precotte in dotazione alla coppia Mazzarella - Di Giandomenico.

Nel settore C, il più profondo di tutto il Campo di Gara, il nostro equipaggio composto da Delli Rocili e Patricelli, posizionati in un promontorio che avanzava di circa 4 m. dal profilo di quel tratto di sponda, avevano partita facile su tutti gli altri concorrenti, potendo pescare e pasturare più lontano su di un fondale più basso.

Con queste iniziative, eravamo sino a circa 6 ore prima dal termine della competizione, al primo posto nella classifica per Nazioni.

Successivamente con i pesci in frenesia alimentare e nell'imminenza di una perturbazione atlantica, proveniente frontalmente rispetto la giacitura del Campo di Gara, si registravano un numero di partenze impressionanti per tutti i partecipanti dei settori B e C, ma tutte al di sotto del peso minimo di qualificazione (3 Kg.).

In queste condizioni, la sorte gioca un ruolo determinante e soltanto per pochi grammi, la Nazionale Italiana non è riuscita a recuperare lo scarto di 1/2 penalità che inesorabilmente ci ha portato al pari piazzamento con il Belgio che visto il maggior peso complessivo realizzato dagli equipaggi, si aggiudicava il titolo di Campioni del Mondo.

Questi reports aiuteranno a comprendere che la pasturazione è sempre in stretta relazione con la reale situazione di pesca e non può essere realizzata, seguendo uno stesso schema prestabilito a priori, in ogni tempo e luogo.

Gli inneschi

Questo è l'argomento più coinvolgente per tutti i praticanti, ma in particolar modo per gli agonisti del Carp Fishing.

Dall'innesco dipende infatti la possibilità di realizzare, con buone probabilità di successo, una cattura e per l'agonista queste probabilità devono essere materializzate in certezze.

Per arrivare a comprendere l'importanza dell'innesco è fondamentale credere nel potere attrattivo delle proprie esche, a tal punto da svolgere delle sessioni di pesca di allenamento, utilizzando solo il terminale innescato senza l'ausilio della pasturazione.

Acquisire la fiducia nel proprio terminale correttamente innescato, vuol dire che sarà a questo punto possibile, ricercare il pesce con più attenzione, valutare con più determinazione i tempi di attesa, entrando finalmente nell'ottica che il Carp Fishing non è una disciplina tendenzialmente statica.

Durante lo svolgimento di una sessione agonistica, l'atleta mette in pratica tutti gli accorgimenti, derivanti dal proprio bagaglio di esperienze nel realizzare l'innesco, iniziando dalla scelta delle esche: boilies, granaglie oppure entrambe.

Quali boilies? Che tipo di granaglie? Cosa vuol dire entrambe?

La tabella che segue è un esempio che potrà darà delle risposte a quest'ultime domande:

1 boilie 2 boilies più boilies mais boilie+mais
intera intere intere mais normale intera+mais
metà gusto diverso a pezzi mais gigante metà+mais
a pezzi a pezzi su più hair su più hair a pezzi+mais
sbucciata sbucciate di vario tipo normale+gigante sbucciata+mais
forata pop-up+affond. sbucciate pop corn su due hair
con foam con foam con foam con foam con foam

L'innesco è comunque fortemente condizionato dal terminale utilizzato, a tal punto che molte soluzioni risultano efficaci soltanto abbinando opportunamente l'amo, il materiale con cui è costituito il terminale stesso ed infine la lunghezza di quest'ultimo.

Terminali

Anche questo è un argomento molto discusso tra i praticanti ed in special modo tra quelli che hanno già avuto modo di svolgere attività agonistica nel Carp Fishing.

Il motivo è essenzialmente da ricercare nella diversa interpretazione del codice etico della disciplina, dove in gran parte si fa riferimento a quelle norme di comportamento che devono essere adottate per non danneggiare il pesce.

La prima di queste norme riguarda appunto l'uso di terminali che non siano dannosi per l'apparato boccale della carpa e le modalità da seguire per l'estrazione dell'amo.

 

Questo è il risultato di una lacerazione profonda con la conseguente asportazione parziale di tessuto e successiva cicatrizzazione spontanea, causata dalla rimozione dell'amo di un terminale non adatto al Carp Fishing, per cause accidentali o per imperizia dell'autore della cattura.

La deformazione del labbro inferiore, oltre a compromettere la funzionalità retrattile dell'apparato boccale, sarà in futuro la causa indiretta di altre lacerazioni più o meno gravi, a seconda della frequenza con cui la carpa sarà catturata, sino alla morte del soggetto, causata dalle patologie che insorgono con questo tipo di lesioni.

Nella foto sono state evidenziate quattro aree dell'apparato boccale di una carpa, dove la penetrazione dell'amo e la conseguente estrazione, provoca diversi effetti.

Zona VERDE: l'amo impiantato in questa zona, può essere estratto senza grossi problemi perché è la più callosa e la meno irrorata dai vasi sanguigni.

Zona ROSSA: la lacerazione in questa zona è quasi inevitabile, perché coincide con la parte "a soffietto", più irrorata di tutto l'intero l'apparato boccale.

 

Per limitare i danni provocati dalla penetrazione dell'amo è indispensabile che quest'ultimo non colpisca alla cieca, ma nelle zone più sicure e meno sensibili (zona verde).

Per ottenere questo è necessario adottare questi semplici accorgimenti:

  • utilizzare esclusivamente ami da Carp Fishing;

  • evitare di montare ami con la forma del gambo denominata "bent";

  • usare ami proporzionati alle esche (esempio=amo n°6, con boilie da 14 mm.);

  • usare hair di lunghezza idonea all'esca innescata;

  • utilizzare terminali corti (10 - 14 cm.)

Per maggiori dettagli consultare la sezione dedicata agli schemi.

Inoltre la rimozione dell'amo deve essere eseguita con l'ausilio di pinze tipo "grip", in modo da afferrare solidamente l'amo dal gambo, evitando che ruoti durante l'estrazione.

Utilizzare terminali ed ami non pericolosi per la carpa, non significa diminuire le possibilità di cattura, ma al contrario si eviteranno le false partenze e le slamature accidentali.

Nel Regolamento Internazionale sono previste delle sanzioni, per coloro che danneggiano il pesce sia direttamente, tramite la manipolazione, che indirettamente, per imperizia nell'uso dei terminali.

Ami

Nella pratica agonistica, l'amo assume un ruolo determinante per la realizzazione di terminali ad alto potere di aggancio e con ridotte possibilità di slamature accidentali.

Il montaggio dell'amo sul terminale, deve sempre tener conto della forma dell'esca e del tipo di presentazione che si intende realizzare.

Gli ami adatti al Carp Fishing sono essenzialmente di tre tipi, aventi caratteristiche diverse a seconda del loro utilizzo.

A B C

Il tipo A è il tipico amo da boilie affondante: molto efficace con esche singole, non è dannoso per l'apparato boccale della carpa, se montato correttamente.

Il tipo B è più specifico per realizzare inneschi voluminosi o multipli: la speciale curvatura può causare qualche lacerazione se non si proporziona perfettamente l'amo all'innesco.

Il tipo C è specifico per inneschi leggeri e per la pesca marginale: deve essere usato con terminali e canne adeguate, per il caratteristico gambo sottile che può diventare tagliente e causare gravi lacerazioni.

Con l'aggiunta di particolari dispositivi, si possono realizzare dei montaggi sofisticati che per l'elevato potere anti-espulsione, consentono all'amo di penetrare con estrema velocità, in qualsiasi zona dell'apparato boccale.

Effetto autoferrante

Nella pesca a fondo è normalmente previsto che quando il pesce afferrerà l'esca o subito dopo averla ingoiata, non sarà immediatamente allamato in modo quasi automatico dal terminale, ma bensì dal pescatore, dopo la segnalazione dell'avvenuto abbocco.

L'aggancio dell'amo in questi casi, risulta essere sempre molto precario e totalmente imprevedibile, in quanto l'esca che ricopre parzialmente l'amo, costituisce un impedimento ad un'efficace penetrazione della punta, inoltre i rapidissimi movimenti dell'apparato boccale del pesce, non agevolano il relativo potere auto-ferrante del terminale, senza l'intervento diretto del pescatore.

La ferrata avviene infatti quasi sempre fuori tempo, con una elevata casistica di slamate accidentali ed altrettante possibili lacerazioni profonde dei tessuti interessati alla penetrazione dell'amo.

La capacità di espellere in modo velocissimo l'esca e conseguentemente anche l'amo, fornisce al pesce un'ulteriore possibilità di evitare l'aggancio, condizionando l'azione di pesca che mai come in questi casi, risulta affidata alla sola capacità del pescatore di rilevare tempestivamente tutti quei segni premonitori, che preannunciano la cattura.

Nell'impiego dei terminali specifici per il Carp Fishing, l'effetto anti-espulsione viene invece assicurato da alcuni fattori che sono in stretta relazione con le modalità costruttive e le peculiari caratteristiche dei materiali utilizzati:

  • tipo di terminale;

  • lunghezza complessiva del terminale;

  • tipo e misura di amo;

  • spessore del dacron e/o nylon;

Il potere auto-ferrante è invece determinato essenzialmente dalla forma e dal peso della zavorra.

Ma ci sono numerosi altri fattori che condizionano ad esempio, il peso della zavorra:

  • la distanza di pesca;

  • la durezza del labbro dei pesci;

  • la natura del fondale;

  • la presenza di correnti;

  • il grado di sospettosità dei pesci.

Tutti questi parametri evidenziano una realtà dimostrata: non esiste il terminale ideale.

E' possibile comunque migliorare notevolmente l'effetto auto-ferrante di tutto l'insieme, agendo opportunamente proprio sulla zavorra.

Innanzi tutto si deve considerare il peso della zavorra: salvo rare eccezioni, il piombo da inserire nel basso di lenza, non può essere inferiore ai 100 g. per poter effettivamente iniziare a parlare di effetto auto-ferrante.

Ma è l'attacco del terminale sulla zavorra, dove in effetti si concentra tutto il potere auto-ferrante, che le osservazioni di alcuni valenti carpisti, come i fratelli Mahin e Pilippe Lagabbe, hanno consentito di rivelare il vero "tallone di Achille" dei terminali tradizionali.

L'"helicopter rig", l'"in line" ed il "running" hanno in comune il punto di attacco del terminale alla zavorra, che di fatto penalizza l'effettivo potere auto-ferrante di tutto l'insieme.

Il motivo è da ricercare nel fatto che il punto di attacco del terminale, non parte dal baricentro della zavorra, ma bensì da tutt'altra parte.

All'atto dell'aspirazione dell'esca ed al conseguente tipico "palleggio", non corrispondono gli effettivi grammi peso della zavorra, ma un valore molto modesto che può essere calcolato teoricamente con il parallelogramma delle forze e con le leggi che regolano le leve di I° e II° genere (Statica) e che risulta essere approssimativamente uguale all'incirca alla metà.

Questo significa che una zavorra di circa 100 g. dimezza il suo effetto auto-ferrante, come se il suo peso effettivo sia di 50 g. e conseguentemente incapace di risolvere positivamente una ferrata su di una zona ottimale del labbro del pesce.

Le idee e le relative soluzioni costruttive dei Mahin ed ancor meglio di Lagabbe, sono invece tendenti ad ottenere il massimo rendimento, collegando il terminale con opportuni accorgimenti, direttamente al centro di gravità della zavorre, realizzata con delle forme particolari.

La soluzione presentata è frutto dell'idea di Philippe Lagabbe, 

Il principio costruttivo di Lagabbe, si basa sulla forma del piombo (ad orologio) con un peso oscillante da 130 a 150 g.

L'attacco del terminale è realizzato perfettamente al centro, utilizzando una normale girella ed un'agrafe sganciabile dal piombo se sottoposta ad un determinato sforzo di trazione, in modo da perdere la zavorra in caso di incagli accidentali.

Per realizzare la zavorra a forma di orologio, si cola del piombo fuso (attenzione a gli occhi!) in uno stampo di forma adeguata (utilizzando ad esempio il DAS), poi dopo il raffreddamento si pratica un foro di circa 3 mm. in modo da alloggiare una testina di plastica utilizzata per il montaggio "elicottero" (ottima quella di Kevin Nash), perfettamente al centro dell'orologio e successivamente un solco con una sega per metalli, che dal centro, collega la circonferenza esterna.

Terminate queste operazioni preliminari è consigliabile mimetizzare la zavorra con le apposite polveri applicate a caldo.

Il terminale munito di girella va agganciato ad un'agrafe che si incastra nel foro del piombo, che a sua volta viene collegata al basso di lenza.

Nella versione originale l'agrafe viene realizzata con la corda di pianoforte e non c'è il tubicino anti-groviglio, vista la forma rotonda della zavorra; come lenza madre si potrà utilizzare direttamente il parastrappi di misura non inferiore allo 0,50 mm. di spessore.

Dopo la caduta in acqua, il piombo affonda sempre prima del terminale, precedendolo in modo che risulta quindi essere ben presentato sul fondo.

L'innesco consigliato è quello con una sola boilie affondante (soprattutto per le lunghe distanze), ma lo stesso Lagabbe suggerisce un diabolico trucco che si è rivelato molto efficace, in molteplici occasioni: prima di collegare il filo madre all'agrafe, si inseriscono delle boilies forate, che a dispetto della curiosità del pesce, non si muoveranno dalla loro sede, al contrario di quella montata sul capello dell'amo, che sembrerà verosimilmente libera di essere aspirata.

La reazione all'auto-ferrata con questo tipo di zavorra è una "partenza" bruciante che non ammette incertezze sulla natura della creatura che ha deciso di abboccare: la ferrata è istantanea e non ci sono problemi per la tenuta dell'amo che avrà fatto presa sul punto più idoneo del labbro.

Dacron e monofili

Il terminale è la parte finale della lenza: quella stessa parte che si troverà nelle immediate vicinanze dell'esca, quando il pesce si deciderà ad abboccare.

Molti dei dubbi che assillarono i primi praticanti, sono stati oggi in parte risolti, soprattutto al riguardo della presunta visibilità di alcuni materiali utilizzati nella costruzione dei terminali.

L'impegno delle Aziende produttrici oggi è essenzialmente rivolto alla ricerca di soluzioni che diano la possibilità di presentare le esche in modo efficace, anche in relazione al tipo di fondale.

Alcuni filati intrecciati (dacron e fibre poliammidiche) sono molto indicati per la costruzione di terminali da utilizzare in presenza di fondale misto (fango e sassi), alcuni di essi hanno nell'interno un'anima di piombo (ledkor) per aumentare il peso specifico dell'insieme e per evitare grovigli.

Per rendere più agevole l'esecuzione di nodi come l'"uni" scorrevole (greener), alcuni dacron sono a sezione ellittica, altri invece presentano un profilo di forma semicircolare in modo da ridurre l'ingombro complessivo del nodo.

Esistono anche dei filati non intrecciati, costituiti da un insieme di sottilissimi fili, inguainati in un involucro di polimero oppure in una calza di dacron: scoprendo la porzione necessaria per eseguire il nodo sull'amo è possibile successivamente regolare la parte che dovrà rimanere inguainata, una volta terminata la costruzione dell'intero terminale, semplicemente bloccando la guaina sulla parte interna, con un piccola quantità di colla cianoacrilica. 

Nell'agonismo viene molto utilizzato anche il monofilo in nylon, discretamente rigido e con bassa memoria meccanica.

Per soddisfare ogni esigenza di pesca, sarà necessario avere a disposizione un buon campionario (vari tipi e diversi diametri) di dacron e nylon, oltre alla normale dotazione di terminali già pronti per l'uso.

La costruzione del terminale è sempre in stretta relazione con il tipo di fondale e con quale esca si intende presentare l'innesco.

La tabella che segue, riassume sinteticamente, i vari tipi di materiali da utilizzare per la costruzione del terminale in relazione alle caratteristiche del fondale:

Fondale Terminale Materiale
Ghiaioso In line, running Dacron, nylon, ledkor
Argilloso con sassi In line, helicopter, running Dacron
Melmoso con sassi Silt-rig Dacron
Melmoso Silt-rig Dacron, nylon
Ghiaioso con alghe Silt-rig, running Dacron, nylon, multistrand
Melmoso con alghe Silt-rig Dacron, nylon, multistrand

Girelle ed accessori metallici

La girella consente di collegare il terminale al finale o basso di lenza, in modo da realizzare una giunzione che non influisca sul carico di rottura di tutto il complesso.

La girella per sua caratteristica costruttiva, ha la possibilità di scaricare le torsioni accumulate dal terminale, soprattutto durante il recupero, visto l'allineamento asimmetrico dell'esca rispetto il gambo dell'amo.

La numerazione che contraddistingue la taglia delle girelle è normalmente inversa a quella degli ami, ma il dato saliente che interessa è indubbiamente il carico di rottura.

Risulta evidente che ad una girella con carico di rottura 25 lb. (circa 11,3 Kg.) sarà consigliabile collegare un terminale costruito ad esempio con del Dacron, avente come carico di rottura al massimo 25 lb. o poco più grande.

Questo rapporto deve essere rispettato per diversi motivi:

  • i nodi realizzati sul terminale abbassano il carico di rottura complessivo;

  • la minuscola porzione di materiale con il quale si costruisce il terminale, non garantisce il carico di rottura nominale dichiarato dal fabbricante;

  • il materiale con il quale si costruisce il terminale degrada e si indebolisce dopo alcune catture.

Con queste premesse, diventa fondamentale garantire il più possibile l'uniformità del carico di rottura di tutto il basso di lenza (madre lenza+terminale) equilibrando opportunamente la diversa resistenza meccanica alla sollecitazione di trazione, posseduta dai diversi materiali utilizzati.

La tabella che segue è un esempio di come sia possibile proporzionare un basso di lenza, munito di parastrappi, con i materiali più diffusi per la costruzione del terminale.

Tipo Parastrappi Girella* Nylon Dacron
In line Ledkor da 25 lb. McMahon da 20 lb. 30 lb. 25 lb.
Helicopter Nylon da 30 lb. McMahon da 20 lb. 20 lb. 20 lb.
Running Nylon da 25 lb. McMahon da 20 lb. 25 lb. 25 lb.
In line combi Ledkor da 30 lb. McMahon da 25 lb. 30 lb. 30 lb.

*La girella tipo "McMahon" è quella più utilizzata nella costruzione dei terminali da Carp Fishing.

Per velocizzare le operazioni di cambio rapido del terminale è consigliabile l'utilizzo di un'agrafe realizzata con del filo di acciaio inox, che oltre ad avere le funzioni di un vero e proprio moschettone, consente ad esempio, di guadinare una cattura senza avere il vincolo del terminale collegato alla canna.

Lo stesso dispositivo, ma con ridotte dimensioni (carico di rottura 25 lb.), potrà essere utilizzato nella costruzione di terminali tipo "Combi", dove la parte collegata all'amo può essere sostituita con altri "mini-terminali" costruiti con i materiali più disparati, in brevissimo tempo e senza modificare il basso di lenza.

Gli anellini di acciaio servono per realizzare dei montaggi particolari sull'amo, in modo da aumentare considerevolmente l'effetto anti-espulsione dell'innesco mobile che scorre su di un'asola appositamente costruita allo scopo.

I particolari costruttivi sono illustrati nella sezione schemi: è necessario prestare la massima attenzione nell'uso di questi dispositivi, in quanto potrebbero causare seri danni all'apparato boccale dei pesci, se vengono utilizzati ami non adatti allo scopo.

Il loro utilizzo, può essere giustificato esclusivamente per la presentazione di inneschi galleggianti o semi-flottanti, in fondali algosi od in presenza di limo.

Sono stati recentemente immessi sul mercato, degli accessori in acciaio aventi la funzione di un vero e proprio distanziatore dell'innesco dall'amo, in modo che si riducano sensibilmente le possibilità che i pesci espellano l'esca.

Questi dispositivi di concezione innovativa, facilitano la realizzazione di terminali sofisticati, in quanto non si devono eseguire complesse legature e non si devono utilizzare collanti.

Con lo stesso filo di metallo, sono stati realizzati anche dei "D" rig che possono essere installati o rimossi rapidamente dall'amo, senza sciogliere o tagliare nessun nodo.

Tubicini anti-groviglio

Per migliorare la presentazione sul fondo del basso di lenza e per evitare durante il lancio, i fastidiosi attorcigliamenti del terminale sulla lenza madre, si ricorre frequentemente ai tubicini in materiale plastico o siliconico,

Esistono in commercio diversi diametri e diverse colorazioni, adattabili a diverse situazioni di pesca; normalmente si inseriscono a monte della zavorra, alla quale si raccorda tramite un apposito conetto in morbida plastica, in maniera da evitare spigoli vivi.

In alcuni particolari finali di lenza (silt rig), il tubicino deve essere di materiale anti-abrasione per l'effetto deleterio ma inevitabile, dello scorrimento dell'occhiello della girella portante il terminale di tipo "helicopter".

Rispetto al passato, oggi i tubicini sono molto più sottili e devono essere comunque utilizzati nei casi di effettiva necessità.

Nei lanci di lunga gittata, il tubicino deve essere rigido per evitare fastidiose oscillazioni che rischiano di far perdere metri preziosi.

Inoltre il supporto rigido offerto da questo tipo di tubicino, consente di realizzare l'ancoraggio con un bait-clip e del filo idrosolubile, altrimenti impossibile da costruire con il tipo morbido.

I tubicini in materiale termo-restringente sono invece utilizzati per realizzare dei rivestimenti bloccanti sulle legature degli ami, per proteggere i nodi su girelle e per la costruzione del montaggio cosiddetto "aligner" inventato da J.Jibbinson.

I tubicini in silicone, si adattano perfettamente al rivestimento di ami, girelle, moschettoni ed agrafe di vario tipo, aumentando così la protezione dei relativi nodi, ma conseguentemente limitando la mobilità ed il potere di scarico delle torsioni, accumulate dal terminale durante il recupero.

In alcuni casi, come ad esempio nel terminale denominato "stiff" è controproducente rivestire l'asola di collegamento all'amo oppure quella che eventualmente si collega alla girella, in quanto questo specifico terminale deve possedere la peculiarità di essere molto mobile, proprio nei punti di collegamento sopraindicati, in modo da sfruttare la rigidità del nylon come dispositivo anti-espulsione e far colpire rapidamente la porzione di labbro inferiore, dall'amo libero di muoversi.

Nella tabella sono indicati i terminali più comuni con le varie modalità di applicazione dei tubicini di vario tipo.

Terminale Materiale Girella Tubino plastica* Tubino silicone
In line Dacron  o nylon si si si
Helicopter Dacron o nylon si si no
Runner Dacron o nylon si si no
Stiff nylon si si no
Combi Dacron e nylon si si no

* Il tubino di plastica viene applicato esclusivamente come anti-groviglio e per la protezione della lenza madre, nel caso di terminali con zavorra scorrevole.

Tecnica di lancio

Lanciare lontano e con precisione è da sempre, uno dei maggiori obbiettivi che ogni pescatore sportivo vorrebbe perseguire: per il carpista può essere utile acquisire una corretta tecnica di lancio, quando non è possibile utilizzare un'imbarcazione e questo accade 90 volte su 100, soprattutto nelle acque italiane.

Per l'agonista è invece indispensabile poter raggiungere ed oltrepassare, quelle zone individuate nella propria postazione di pesca, che spesso sono indirettamente condizionate da altri equipaggi, che operano nelle immediate adiacenze.

Non è un mistero infatti che i primi pesci catturati, sono proprio quelli che arrivano dalle zone meno disturbate, bordeggiando con circospezione l'area dove sono state collocate le esche e la relativa pasturazione: quest'area sovente ha una notevole estensione, perché costituita in pratica dalla sommatoria delle varie zone caratteristiche prese di mira dai vari partecipanti ed è in definitiva assimilabile, ad un'unica fascia di fondale, intensamente pasturata con le esche più disparate.

Oltrepassare questa "barriera" di esche è determinante, ma resta il problema di come fare per arrivare a distanze che superano il più delle volte i 100 m., ovviamente con il terminale innescato.

Nella sezione FAQ sono descritti alcuni consigli per il Long Range, ma è in questa parte specifica della Tecnica, che sono elencate le fasi preparatorie di quello che attualmente è il top della categoria dei lanci cosiddetti "strisciati"(Ground Cast), in quanto il piombo, nella fase iniziale del lancio, striscia sul terreno.

Una variante del Ground, che si presta allo stile di pesca del Carp Fishing è quella descritta di seguito, dove il piombo, non viene fatto strisciare, ma bensì viene tenuto sollevato di circa 30 cm. dal terreno, evitando così l'uso di un apposito telo di plastica, consigliato in tutte le situazioni estreme, dove è necessario comunque appoggiare la zavorra sul terreno (Ground avanzato).

Per analizzare la tecnica di esecuzione del lancio è opportuno servirsi di uno schema che ne semplifichi la comprensione: 

Nella figura sono illustrate le varie fasi (da sinistra verso destra) del lancio Ground: la fase di chiusura (penultima ed ultima immagine) è di fondamentale importanza per guadagnare con facilità decine di metri di distanza.

Esaminando la posizione delle braccia, si nota che nella prima fase, il sinistro è piegato all'altezza della fronte, mentre il destro è quasi appoggiato al fianco e per tutta la durata del lancio, avrà la funzione di fulcro.

Il peso del corpo dovrà gravare il più possibile sulla gamba destra, mentre il piede sinistro tocca praticamente il suolo con la punta e serve solo per mantenere l'equilibrio.

L'esecuzione del lancio ha inizio in questa fase: è importante che il lanciatore si senta sicuro, in perfetto equilibrio.

Da questa posizione si combinano due movimenti principali: quella del braccio sinistro che tira, come si volesse lanciare un giavellotto ed il busto che ruota, scaricando il peso del corpo dalla gamba destra a quella sinistra.

L'esecuzione deve essere graduale e progressiva in velocità, per dar modo alle fibre di carbonio della canna, di passare dallo stato di quiete, all'azione dinamica di compressione e trazione.

La canna dall'inclinazione iniziale di circa 45°, viene portata verso l'alto, sotto la spinta del braccio sinistro che tira e solo parzialmente dal destro che continua nella sua funzione di fulcro.

E' questo il momento della "chiusura" del lancio, dove le fibre di carbonio della canna, sono chiamate a restituire tutta l'energia accumulata sino a quell'istante: dopo aver disteso completamente il braccio sinistro, si inizia il richiamo progressivo e veloce dell'impugnatura del pedone della canna, verso il lato sinistro del torace.

Siamo arrivati al momento dello stacco: valgono le stesse considerazioni fatte per l'Above Cast (con la canna già nella direzione di lancio, tenuta alta sopra la testa), quindi la canna deve essere tenuta sollevata in modo da ridurre al minimo l'attrito tra il monofilo ed i passanti guida-filo.

E' buona abitudine esercitarsi nell'esecuzione del Ground, finchè non si è in grado di eseguirlo con la massima disinvoltura e scioltezza, senza temere per l'integrità della canna.

La canna ideale per questo tipo di lancio è quella avente una lunghezza 12' con 3 lb. di potenza.

I maggiori errori rilevabili nei lanciatori non ancora esperti è quello derivante da due fattori che sono conseguenza del mancato rispetto dei tempi, nelle varie fasi del lancio (si esegue il lancio troppo frettolosamente), oppure per la spinta inerziale negativa.

In quest'ultimo caso, la canna subito dopo lo stacco, tende a proseguire la sua corsa verso il basso, in direzione del suolo.

Questa spinta inerziale dipende strettamente dalla lunghezza della canna e dalla sua rigidità.

Il lancio eseguito con una canna eccessivamente lunga o elastica, produce una spinta inerziale negativa che ha degli effetti rilevanti sulla gittata: l'eccessivo angolo che verrà a formarsi tra il nylon in uscita ed il puntale della canna, può ridurre la gittata di oltre il 20%.

Altra conseguenza della spinta inerziale negativa è il cosiddetto "fiocco", cioè una sorta di parrucca che si crea sul filo in uscita, che causa spesso la rottura del filo e nei casi più gravi del cimino.

Per correggere la spinta inerziale negativa, si deve imprimere dopo lo stacco, più energicamente e verso il basso, la spinta con il braccio sinistro, dopodiché si dovrà riportare la canna in una posizione tale da non ostacolare la fuoriuscita del filo dal puntale.

Per meglio assimilare la dinamica dei movimenti, può essere utile vedere l'animazione presente in una pagina web del sito dedicato al più grande lanciatore di tutti i tempi: Neil Mackellow.

Il lancio eseguito è un Ground, con una canna da Surf Casting a ripartizione di sezioni e mulinello a tamburo rotante, ma le fasi sono le stesse e la chiusura del lancio viene eseguita magistralmente.

Lo stacco nel lancio di potenza

Il punto "debole" di ogni lancio è costituito dallo stacco, cioè da quel preciso istante, in cui il dito indice, deve abbandonare la presa sul monofilo che fuoriesce dal mulinello.

In questa fase si compiono alcuni errori, che inevitabilmente si ripercuotono sulla gittata finale del lancio, oltre ad essere fonte di potenziale pericolo per l'incolumità del lanciatore (lacerazioni e tagli profondi sulla falangetta) e per l'integrità della canna.

Il primo di questi errori è costituito dal condizionamento psicologico derivante da una presa incerta sul filo di nylon.

L'insicurezza deriva dalla presa della falangetta del dito indice, che non avendo un appoggio, sopporta con  tutta l'articolazione del dito, lo sforzo necessario per caricare le fibre della canna, durante il lancio.

Il filo diventa tagliente ed il tessuto carnoso del polpastrello, non si presta a contrastare tali sollecitazioni: un buon espediente è quello di proteggere il dito indice con un para-dito di caucciù o meglio, di pelle.

Resta però il problema di riuscire a compensare lo sforzo di trazione, che in alcuni casi, tipici del lancio di potenza, arriva tranquillamente ad essere dell'ordine dei 12 Kg.

Per fare un esempio concreto, per dimostrare a quale sforzo è sottoposto il polpastrello del dito indice, basta sollevare con la canna (preventivamente "riscaldata" con vari falsi tentativi di sollevamento), stando ben accorti a non compiere bruschi strappi, un secchio pieno d'acqua della capacità di circa 10 l.

La canna si piega all'inverosimile, ma alla fine si riuscirà nell'intento (senza alcun danno), realizzando staticamente quello che invece avviene dinamicamente in un arco di tempo brevissimo, durante un lancio di potenza ben eseguito: la visione di alcune foto scattate durante l'esecuzione di un lancio potente, dimostrano l'attinenza a quanto si afferma.

La forza fisica e l'allenamento sono senza dubbio di valido aiuto, ma non tutti i lanciatori possiedono queste qualità.

Una ottima soluzione può essere quella illustrata nelle due figure sottostanti:

Una striscia di pelle larga circa 1,5 cm. e lunga 8 cm. viene legata sul porta-mulinello, a 90° con il gambo del mulinello, come in figura.
La striscia piegata su se stessa trattiene il nylon che fuoriesce dal mulinello e viene stretta tra il pollice e la canna. 

L'impugnatura è riferita alla mano destra.

Da questa fase di preparazione, si passa a quella dello stacco, che prevede l'allentamento della stretta del pollice, che libera la striscia di pelle e conseguentemente il nylon.

L'azione avviene senza interessare direttamente le dita della mano, che sono così impegnate esclusivamente nella giusta coordinazione del movimento.

Il condizionamento psicologico viene annullato dalla consapevolezza acquisita dalla certezza che non ci saranno più pericoli per le dita, quindi il lancio avverrà con più fluidità, rispettando le fasi previste dalla tecnica.

Unica accortezza è quella di controllare periodicamente l'integrità della striscia di pelle, che dovrà essere di "vacchetta grassa", di spessore di circa 2 mm., con il lato liscio rivolto verso l'interno della canna, in modo quindi da trattenere il nylon con il lato ruvido.

Precisione del lancio

Uno dei limiti più gravosi imposti dal Carp Fishing agonistico è costituito dalla assoluta necessità di dover lanciare le lenze dalla propria postazione di pesca e nello specchio d'acqua antistante ad essa; come già detto, quest'area è compresa tra le due semi-rette immaginarie, parallele tra loro e distanti 8 m., aventi origine ortogonalmente al terreno, da considerare prolungamenti dei limiti del box.

Quattro canne in questo spazio, non sono uno scherzo, ma con alcuni espedienti, si possono evitare richiami ufficiali o l'eventuale squalifica, prevista quando le lenze sono per errore o deliberatamente collocate fuori da queste delimitazioni.

Durante il giorno, ad esempio, il riferimento in acqua può essere costituito dal segnalino, posizionato soltanto per questo scopo e rimosso subito dopo il lancio.

In questo caso è sufficiente eseguire il lancio (Above o Ground avanzato) collimando con lo sguardo, il segnalino in  acqua, stando accorti a non avvicinarsi troppo a tende o ad altri ostacoli presenti eventualmente nel box.

Un altro esempio di corretta collimazione è fornito prendendo come riferimento per il lancio, dei punti facilmente individuabili sulla sponda opposta: il lancio deve essere eseguito traguardando il riferimento sulla sponda opposta ed un segnalino, collocato a breve distanza dalla riva.

Il punto ipotetico, dove si desidera far arrivare il terminale, deve essere compreso ed allineato, tra questi due punti di riferimento.

Per consentire che i lanci successivi siano eseguiti con la stessa gittata, sarà necessario eseguire una marcatura sul filo madre.

Dopo aver eseguito il lancio, con il finale completo di zavorra e terminale non innescato (amo protetto con una porzione di rock-foam infilato sulla punta), si dipinge con un pennarello indelebile all'acqua, di colore visibile anche di notte (nero), una porzione di circa 1 cm. di filo che fuoriesce dal mulinello.

Una volta asciutta la marcatura, si recupera con il mulinello e si innesca il terminale: il riferimento sarà nascosto sotto le spire di nylon, ma durante l'esecuzione del lancio successivo, si riuscirà a tenere sotto controllo lo svolgimento del filo, in modo da poter tempestivamente intervenire con la mano sul nylon, quando la marcatura sarà nell'imminenza di lasciare la bobina del mulinello.

Questa azione frenante, deve essere eseguita progressivamente, per non far ingarbugliare il terminale, prestando attenzione all'esatto momento in cui si dovrà intervenire con la mano. 

Durante il periodo notturno, i punti di riferimento sulla sponda opposta, sono difficilmente individuabili e per forza di cose si dovrà ricorrere ad alcuni espedienti.

I picchetti porta-starlite, devono essere allineati alle linee laterali di delimitazione del box, mantenendo una distanza da esse di circa 1 m.

Una valida soluzione è costituita dalla posa sul terreno di due o quattro picchetti (due per ogni direzione di lancio), muniti ognuno di una "starlite" luminescente posizionata ad ogni estremità; prima del buio si posiziona il primo picchetto sulla sponda, all'altezza del bagnasciuga, poi si posiziona il secondo picchetto, allineandolo al riferimento ancora visibile sulla sponda opposta (oppure in una direzione ideale di lancio) e collimando con il primo picchetto, si deve prestare attenzione a lasciare lo spazio utile necessario per eseguire il lancio tra i due picchetti (minimo 5 m.).

Il lanciatore correttamente posizionato tra i due picchetti, potrà quindi collimare i due riferimenti luminosi forniti dagli "starlite" e prestando attenzione alla marcatura sul filo, sarà in grado di eseguire lanci precisi di identica gittata.

Sondaggio del fondale

Nel momento in cui viene assegnata la postazione di pesca, il comune interrogativo di tutti i partecipanti è sostanzialmente condensato in una sola domanda: come sarà il fondale?

La caratteristica che si associa mnemonicamente ad un buon fondale è generalmente quella che prevede, oltre alle classiche sopraelevazioni improvvise del fondo, gradini ed ostacoli sommersi, dislocati strategicamente magari nei punti più accessibili del proprio settore di pesca.

Nella scelta di un Campo di Gara, adatto per il Carp Fishing agonistico, la preferenza viene condizionata da un requisito essenziale: omogeneità.

Questo vincolo, dettato dall'esigenza di fornire a tutti i partecipanti, pari opportunità di catture, riduce drasticamente il ventaglio delle possibili alternative a luoghi già da tempo collaudati, ma non per questo considerati i migliori in assoluto.

Questo non significa che l'agonista ha dei limiti nella ricerca dei punti caratteristici del fondale, sempre presenti anche se meno evidenti, anzi molto spesso la capacità di individuare queste zone ristrette, costituisce l'asso nella manica dei veri "campioni". 

Prima di tutto si dovrà approntare l'attrezzatura per il "plumping", che è concettualmente molto diversa da quella scelta per la pesca; canna e mulinello devono essere concepiti allo scopo, che prevede il lancio di potenza di una discreta zavorra e di un galleggiante particolare, avente funzione di segnalatore.

La canna non deve superare la lunghezza prevista dal regolamento, ma può essere scelta tra quelle più potenti, con azione decisamente di punta: una canna da 4 lb. e lunga 13' munita di passanti guida-filo di largo diametro è senza dubbio l'attrezzo ottimale.

Il mulinello deve avere la bobina di grande capacità con un profilo adatto ai lanci di elevata gittata: vanno benissimo quelli normalmente utilizzati nel Carp Fishing.

Il filo deve essere scelto tra i più resistenti esistenti sul mercato, pur mantenendo un diametro contenuto: alcuni fili ottenuti da fusione di fibre poliammidiche, oltre ad alcuni moderni trecciati in Dyneema, possiedono a parità di diametro con il nylon normale, delle caratteristiche meccaniche a dir poco sbalorditive, tali da consentire l'utilizzo di diametri come lo 0,16 mm.

La necessità di non dover inserire il para-strappi è dettata invece dal fatto che il galleggiante utilizzato nel sondaggio, dovrà scorrere sul filo senza incontrare nodi ed altri impedimenti.

La zavorra deve poter avere il peso concentrato nella forma idealmente più contenuta come dimensioni e questo implica necessariamente, l'uso della palla o della pera di piombo munita di un anima interna in acciaio e comprendente la relativa girella.

Il montaggio dei vari componenti deve essere eseguito come nello schema illustrato:

La zavorra deve scorrere sul filo e grazie alla girella opportunamente dimensionata, consentirà al galleggiante di salire in superficie senza attriti, anche in presenza di limo.

Dalla figura è possibile notare che la massa totale da lanciare risulta piuttosto consistente e le forme non proprio aereodinamiche, giustificano quindi l'uso di una canna potente mentre il lancio dovrà essere possibilmente un Ground di tipo avanzato, da eseguire con l'aiuto del telo di plastica.

Il Ground avanzato, messo a punto da John Holden, si effettua senza strisciare la zavorra, che invece rimane immobile, quasi dietro le spalle del lanciatore, ma con una inclinazione della canna, rispetto alla tratto di filo che fuoriesce da essa, di circa 30°.

La fase di stacco deve essere leggermente posticipata, rispetto al Ground normale, per evitare che la traiettoria sia troppo alta, ben oltre i 45° ipotetici.

Il lancio deve essere eseguito con progressione, chiudendo con forza con la massima velocità: questa tecnica consentirà di guadagnare tanti metri preziosi rispetto al tradizionale Above Cast.

Una volta eseguito il lancio, si esegue una verifica dello scorrimento del galleggiante, recuperando con il mulinello, sino ad avvertire un peso all'estremità della lenza.

Si allenta il freno di bobina ed aiutandosi con la mano, si concede filo sino a quando non si noterà il galleggiante che appare sulla superficie dell'acqua.

A questo punto, con l'aiuto del compagno di coppia, incaricato ad eseguire l'avvolgimento del filo con il mulinello, che adesso assolve al solo compito di raccoglitore, si inizierà il recupero con le mani nude, lentamente e nella massima concentrazione.

Non appena infatti, il galleggiante terminerà la sua corsa contro la zavorra (il nodo di congiunzione deve essere protetto), si avvertirà una resistenza, che avviserà che il galleggiante è sul fondo: si inizia ora con il tirare lentamente, afferrando il filo con il pollice e l'indice, prima con una mano, poi con l'altra, consecutivamente.

Il compagno di pesca, avvolge intanto il filo man mano che si raccoglie sul terreno, senza influenzare l'azione di recupero manuale. 

La lenza in fibra poliammidica possiede la caratteristica di una bassa memoria meccanica ed una trascurabile elasticità, risultando quindi più del nylon, idonea a trasmettere alle dita del pescatore, tutte quella varietà di vibrazioni derivanti dal trascinamento della zavorra sul fondo.

Da queste vibrazioni, spesso alternate a strattoni ed improvvisi rilasci del filo, si otterranno preziose indicazioni che potranno aiutare ad identificare la natura del fondale.

Tipo di vibrazione rilevata con le dita Conformazione del fondale
Assenza di vibrazioni rilevanti, assenza di strattoni Fondo duro, sicuramente argilloso e privo di alghe
Assenza di vibrazioni rilevanti, strattoni intermittenti Fondo fangoso o con alghe filamentose
Continue vibrazioni con rari strattoni Fondo ghiaioso misto a zone fangose
Continui strattoni e rilasci Fondo ciottoloso
Continui strattoni con improvviso intoppo  Ostacolo o gradino

 Ad intervalli regolari (ogni 5-10 m.), si rilascia tanto filo quanto basta per far riemergere il galleggiante e contemporaneamente si cerca di calcolare la profondità, grazie ai riferimenti forniti ad esempio, dalla lunghezza del proprio braccio, oppure dalla distanza che separa la punta del proprio naso, all'estremità delle dita della mano.

I lanci di sondaggio si ripetono in modo da creare idealmente una mappa topografica del fondo, con l'identificazione di quei punti caratteristici che serviranno per stabilire la giusta strategia di pesca.

 

 
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