Carpagonismo * il mondo del Carp Fishing agonistico |
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Come si diventa atleta della Nazionale Italiana di Carp Fishing a Coppie? Per acquisire il diritto di partecipazione alla Squadra Nazionale Italiana di Carp Fishing a Coppie (composta da 4 coppie), per l'anno agonistico in corso è indispensabile superare le superselezioni del Club Azzurro (normalmente 4 prove) con il miglior piazzamento compreso tra i primi quattro della classifica finale. Al Club Azzurro si accede attraverso il Campionato Italiano (due prove) e dalle prove di superselezione dell'anno precedente. Come si accede al Campionato Italiano? Il diritto di partecipazione alla fase semifinale del Campionato Italiano di Carp Fishing a Coppie, si acquisisce ottenendo il miglior piazzamento nelle prove selettive provinciali e/o regionali, organizzate nell'ambito della propria sezione provinciale FIPSAS di competenza. E' sufficiente chiedere il nulla-osta al Presidente della propria sezione provinciale FIPSAS di competenza (una sola richiesta per la coppia), indicando la sezione provinciale limitrofa nel cui ambito si svolgono le prove selettive di Carp Fishing a Coppie, la società organizzatrice di dette prove, il luogo scelto come Campo di Gara, il Calendario delle prove, l'orario ed il luogo del Raduno ed allegando copia del Regolamento Particolare delle prove. Non sono iscritto a nessuna società sportiva, ma ho la tessera FIPSAS: posso partecipare ugualmente alle prove selettive provinciali? Le manifestazioni sportive a carattere selettivo richiedono, oltre al possesso della tessera federale valida per l'anno in corso, l'iscrizione ad un sodalizio senza scopo di lucro (Club di pesca sportiva, Circolo dopolavoristico, ecc.) affiliata alla FIPSAS; la partecipazione alle manifestazioni generiche o promozionali sono invece aperte a tutti i tesserati. Come si costituisce una società di pesca sportiva? Il primo punto per la costituzione di un Club è quello di riunirsi tra persone aventi in comune la stessa passione e discutere assieme quelle che saranno le finalità e gli intenti del nuovo sodalizio. Occorre poi stendere una bozza dello statuto sociale che dovrà registrare il consenso unanime di tutti i soci fondatori. Una volta fondato il Club (atto costitutivo e verbale della I° assemblea), potrà essere ufficializzato con l'adesione (affiliazione) alla Federazione Italiana della Pesca Sportiva ed Attività Subacquee. Per ogni chiarimento, consiglio od aiuto sono a disposizione le sezioni provinciali FIPSAS alle quali i promotori di un nuovo sodalizio, possono fare riferimento. Come si organizzano le prove selettive provinciali di Carp Fishing a Coppie? E' necessario chiedere l'autorizzazione al Presidente della sezione provinciale FIPSAS di competenza, riempiendo un apposito modulo dove saranno indicate le date di svolgimento di dette prove, il luogo scelto come Campo di Gara (eventualmente C.d.G. di riserva), ora e luogo del Raduno oltre ai dati anagrafici della società organizzatrice ed indispensabili recapiti telefonici. Le disposizioni generali sono indicate nella Circolare Normativa. Quante ore sono previste per le prove selettive provinciali di Carp Fishing a Coppie? Ogni prova deve almeno impegnare un giorno solare completo (24 ore) ma è preferibile quando è possibile, elevare tale periodo a 36 ore, in modo da aumentare significativamente il tempo di reazione della pasturazione e quindi la possibilità di catture. Quante ore sono previste per il Campionato Italiano? La durata delle due prove previste (fase semifinale e fase finale) è di 48 ore, con due periodi notturni completi (18.00-06.00). Quante invece sono previste per il Campionato del Mondo? L'unica prova prevista è di 72 ore, con tre periodi notturni completi. Come si assegna il punteggio, dopo lo svolgimento di una prova selettiva provinciale? Non viene assegnato un punteggio, ma bensì una penalità: in base al risultato, viene attribuita una penalità pari al piazzamento ottenuto (I°, 2°, 3°, ecc.) in ogni settore di pesca (normalmente costituito da dieci postazioni) tra coloro che hanno catturato pesci validi per la classifica. A tutti coloro che nel settore in questione non hanno registrato catture, verrà attribuita una penalità pari alla media delle penalità non assegnate. Esempio 1: In un settore costituito da A, B, C, D, E, F, G, H, I, L, risultano i seguenti piazzamenti: primo B, secondo C, terzo H e quarto I (sempre riferiti al settore); A, D, E, F, G ed L sono cappotto. La classifica sarà così stabilita: B= 1 penalità; C= 2 penalità; H= 3 penalità; I = 4 penalità; A= 7,5 penalità; D= 7,5 penalità; E= 7,5 penalità; F= 7,5 penalità; G= 7,5 penalità; L= 7,5 penalità. Dove 7,5 è la media delle penalità non assegnate (45). In caso di parità di numero di catture tra due postazioni dello stesso settore, divideranno a metà una penalità. Esempio 2: C ed I hanno catturato lo stesso numero di pesci, la classifica sarà quindi: B= 1 penalità; C= 2,5 penalità; H= 3 penalità; I = 4,5 penalità; A= 7,5 penalità; D= 7,5 penalità; E= 7,5 penalità; F= 7,5 penalità; G= 7,5 penalità; L= 7,5 penalità. In caso di parità di penalità vale la regola del peso totale maggiore. In caso di ulteriore parità vale la regola del pesce più grande. Lo stesso criterio viene seguito per le manifestazioni a carattere nazionale ed internazionale. Quali sono le attrezzature per il Carp Fishing agonistico? Le stesse che si utilizzano per le normali sessioni di pesca. Ovviamente la scelta dei materiali sarà subordinata all'impegno richiesto da ogni singola competizione, dal periodo stagionale, dalle condizioni metereologiche e da altri fattori soggettivi. Quante canne possono essere utilizzate? Due canne per ogni partecipante (quattro per coppia), ma non ci sono limiti per le canne di riserva. In caso di momentanea assenza del compagno di pesca, le sue canne devono essere obbligatoriamente ritirate? In deroga a quanto generalmente previsto dalle vigenti disposizioni regionali e/o provinciali, in materia di Carp Fishing, l'uso delle quattro canne pro-capite, limitatamente al periodo di svolgimento della manifestazione è previsto nei casi di allontanamento temporaneo di uno dei componenti la coppia. Quanti rod-pod si possono installare nella postazione? L'azione di pesca deve necessariamente svolgersi nell'ambito della propria postazione delimitata sul terreno, da due picchetti indicatori o meglio da nastri colorati, in modo da delineare un "box" di forma quadrata. La distanza tra i picchetti (o nastri) è di 8 metri: entro i limiti di questa area è possibile posizionare tutto il materiale necessario (esclusa l'autovettura) dei due partecipanti, quindi anche tende, ombrelloni e rod-pod senza limitazioni di quantità. Le canne di riserva possono essere appoggiate sul rod-pod? Si certo, ma non devono essere innescate e devono essere tempestivamente segnalate all'Ispettore di Sponda (Coadiutore del Giudice di Gara) oltre ad essere riconoscibili con l'apposizione di un segno di riconoscimento visibile anche di notte. La stessa disposizione regolamentare si applica per la/le canne utilizzate per segnalare con un pedagno rimovibile la zona di pasturazione. Se invece la canna di riserva (o più canne) viene collocata su un sostegno diverso, non è necessario apporre nessun segno di riconoscimento, ma sarà sufficiente soltanto mantenerla senza l'innesco. La posizione delle canne sul rod-pod, non deve seguire dei canoni estetici, ma bensì deve tener conto delle reali situazioni di pesca: generalmente l'allineamento del fusto della canna segue quello del filo, senza creare angoli ed in modo da disporre della massima sensibilità, in caso di tocche sull'esca o sul filo. Un corretto assetto delle canne, facilita l'individuazione di quei segnali spesso impercettibili, tipici di un pesce sospettoso che "palleggia" l'innesco, senza per questo allamarsi: l'allineamento preciso del filo con la canna, inserita nell'apposito alloggiamento del segnalatore acustico, evita che la canna stessa faccia da ammortizzatore delle vibrazioni, limitando così il campo di intervento del segnalatore anche se tarato per la massima sensibilità. Allineare secondo la direzione del filo che entra in acqua, spesso vuol dire inclinare le canne, sino a far lambire i puntali dall'acqua ed in certi casi estremi è consigliabile addirittura tenerli immersi per qualche spanna, come ad esempio nel caso di forte vento laterale. La posizione con i puntali quasi verticali è quindi da evitare, salvo alcuni casi sporadici, dove ad esempio, la presenza di un esteso fronte di alghe sommerse, rende difficoltoso il recupero. Le canne devono essere obbligatoriamente ad innesti? No. Possono essere utilizzate anche canne telescopiche, di lunghezza comunque non superiore ai 13'. E' sufficiente un guadino per coppia? L'uso del guadino di forma adeguata alla specialità del Carp Fishing è obbligatorio nelle manifestazioni agonistiche FIPSAS. Le norme regolamentari stabiliscono l'obbligo dell'uso di almeno un guadino per coppia, ma nulla vieta di utilizzare più di un guadino per propria comodità. L'uso del guadino è strettamente personale e non può essere ceduto a terzi (salvo il compagno di coppia). Che dimensioni deve avere il materassino per la slamatura? Le norme regolamentari non stabiliscono le dimensioni, ma impongono una forma idonea, un'adeguata estensione superficiale e l'impiego di materiali adeguati all'uso per cui è destinato. Un buon materassino per la slamatura può significare preservare l'incolumità dei pesci catturati e quindi diventa doveroso per ogni agonista accertarsi della perfetta integrità del medesimo oltre a sostituirlo al primo cenno di usura. Come devono essere le sacche di mantenimento? Per la forma, la capacità ed i materiali costruttivi valgono le stesse regole viste per il materassino di slamatura, mentre invece il numero di sacche che ogni coppia deve avere in dotazione è in stretta relazione con la capacità di gestione dei pesci catturati. Ogni sacca deve contenere esclusivamente un pesce in mantenimento in modo tale che non soffra. Il suo utilizzo deve essere limitato al tempo necessario per poter effettuare il controllo della pesatura e la relativa eventuale convalida. L'uso della sacca di mantenimento è attualmente al vaglio della Commissione Sportiva, per l'elevato numero di contestazioni mosse al riguardo, in occasione di manifestazioni sportive a carattere promozionale, svolte recentemente in Italia. Che tipo di terminali si utilizzano nel Carp Fishing agonistico? Tutti i terminali utilizzati nelle normali sessioni di pesca, ad eccezione di quelli bloccati sulla zavorra o che non possano essere divisibili, in caso di rottura accidentale. Ogni terminale deve essere obbligatoriamente munito di un solo amo. Per ulteriori informazioni consultare la sezione Tecnica. Si possono utilizzare terminali muniti di più capelli per l'innesco? I terminali con più capelli per amo (ad esempio il "medusa-rig") sono consentiti. Ci sono limiti per le zavorre? La Circolare Normativa 2001, prevede per le manifestazioni agonistiche riguardanti il Carp Fishing, che le zavorre utilizzate dagli atleti, abbiano il peso minimo di 50 g. Questa norma regolamentare trae spunto dalla caratteristica peculiare posseduta dal sistema di pesca a fondo, denominata appunto "Carp Fishing" che si avvale della proprietà auto-ferrante del terminale, grazie alla zavorra che funge da contrasto all'azione di aspirazione-espulsione dell'esca. Questo contrasto si risolve con l'aggancio quasi automatico dell'amo, che penetra immediatamente nel labbro del pesce, causandone la fuga (partenza). A parte i limiti imposti dalla natura del fondale è possibile stabilire con certezza che l'entità del potere auto-ferrante è direttamente proporzionale alla consistenza della zavorra utilizzata: in pratica una zavorra di 100 g., porterà a termine il suo lavoro, meglio che di una da 70 g. L'etica della disciplina, prevede inoltre che il pescatore debba necessariamente preoccuparsi dell'esito dell'aggancio, curando a priori, ogni dettaglio che riguardi la costruzione del terminale (scelta dell'amo, lunghezza complessiva, ecc.), compreso la scelta della zavorra. In questo contesto, la scelta operata dalla Federazione è pertinente al campo di applicazione piuttosto vasto, delle possibili situazioni di pesca individuabili nelle varie manifestazioni agonistiche. Si possono utilizzare ami di forma comunemente denominata "bent"? Non esistono delle norme specifiche in materia, ma esiste un codice etico che ogni pescatore sportivo rispetta tacitamente. Nella filosofia del Carp Fishing, si predilige il rispetto del pesce e la sua incolumità: i "bent-hook" sono ami che possono danneggiare in maniera grave, l'apparato boccale della carpa, quindi non devono essere assolutamente utilizzati. Qualsiasi amo può comunque diventare pericoloso, anche se non specificatamente di forma "bent", con l'uso improprio di tubicini di silicone o termo-restringenti, applicati sul gambo. Ci sono dei limiti sulla misura dell'amo? Le norme regolamentari prevedono l'uso di ami di misura non inferiore al n°6. Nonostante ci sia oggi, un'enorme varietà di fogge sul mercato, questo vincolo normativo condiziona la scelta limitandola ad alcuni modelli che possiedono la caratteristica di un classico n°6 da pesca a fondo (il parametro è la distanza tra la punta ed il gambo). Anche per l'amo si consiglia di consultare la sezione Tecnica. Che tipo di segnalatori possono essere utilizzati nel Carp Fishing agonistico? Quelli che si utilizzano nelle normali sessioni di pesca. Per consentire il rispetto delle elementari regole di buona educazione, oltre che per scelta tattica è buona norma preferire quei modelli dotati di apparato trasmittente-ricevente, in modo che azzerando il volume dei segnalatori montati sul rod-pod si potrà tarare la centralina ricevente (portatile) in maniera da essere i soli a percepire il suono emesso dal segnalatore interessato. Cosa sono e come funzionano i segnalatori visivi? I segnalatori visivi sono dei dispositivi, normalmente sistemati sul sostegno delle canne, che rilevano tramite il filo della canna da pesca, tutte (o quasi) le sollecitazioni che riceve il terminale innescato, segnalandole visivamente al pescatore. A seconda di come sono progettati e realizzati, assumono diverse denominazioni, ma essenzialmente il loro principio di funzionamento è identico, basato su di un contrappeso libero di muoversi sul piano verticale e passante per il filo a cui è collegato, tramite un clip a sgancio rapido. Dopo il lancio e dopo aver inserito l'affonda-filo è possibile avere sotto controllo il terminale, semplicemente collegando il clip della testina del segnalatore visivo al filo da pesca che fuoriesce dal mulinello, che deve essere messo in leggera tensione. Quando il pesce toccherà l'esca, o cercherà di sollevarla, il complesso testina-contrappeso-bilanciere si alzerà o si abbasserà, segnalando così il movimento al pescatore. Che tipo di tenda è preferibile utilizzare? Dipende molto dai gusti personali della coppia di partecipanti e dal loro livello di affiatamento: una tenda specifica per lunghe sessioni, che possa ospitare tutto il materiale ed ovviamente anche i due atleti, sarebbe la scelta migliore, ma spesso la giacitura del Campo di Gara, non consente di posizionare l'apertura di accesso in modo da essere confortevole per entrambi. Due ombrelli-tenda risolvono egregiamente il problema, ma spesso la soluzione viene scartata per motivi di vivibilità, soprattutto nel periodo invernale, visto il relativo isolamento con l'esterno che questo tipo di riparo offre. L'ideale sarebbe quello di avere a disposizione entrambe le soluzioni, da utilizzare a seconda dei casi ed in relazione al periodo climatico. La colorazione esterna del tessuto deve essere in sintonia con l'ambiente, quindi è obbligatorio utilizzare esclusivamente il verde militare o mimetico. Che tipo di branda è preferibile usare? A differenza delle rilassanti e distensive sessioni di pesca, svolte essenzialmente per diletto con l'unico scopo di ritemprare lo spirito e sgombrare la mente dai crucci quotidiani, una manifestazione agonistica di Carp Fishing specie se di livello internazionale, non conosce la parola tregua. La branda è un miraggio, il dormire diventa "optional" ed i momenti di reale riposo si riducono a minuti che devono sembrare ore. C'è bisogno di recuperare energie ed in fretta: una buona branda, favorisce questo importante bisogno fisiologico. Oggi il mercato del settore, propone una infinità di modelli per tutti i gusti e per tutte le tasche. Cosa vuol dire la dicitura "4 stagioni" scritta su alcuni sacchi a pelo? Il sacco a pelo è un accessorio indispensabile per poter trascorrere le lunghe sessioni di pesca all'aperto, in qualsiasi periodo dell'anno ed in ogni condizione atmosferica. La dicitura "four season", indica appunto la caratteristica di quel determinato sacco a pelo che in base al suo grado di isolamento con l'esterno (normativa ISO), alla qualità del materiale utilizzato per l'imbottitura esterna ed al rivestimento esterno, consente di avere il massimo comfort sia d'estate che d'inverno. Quali esche utilizzare nel Carp Fishing agonistico? Non è facile rispondere: è sempre meglio disporre di tutte le esche (consentite) che si ritiene opportuno innescare. Non esiste l'esca miracolosa, esiste invece la fiducia verso un certo tipo di esca che in certe occasioni, può far miracoli. Granaglie, boilies e pellet sono le favorite, senza dimenticare le varianti offerte dai vari "cocktail" di ammolli ed inneschi promiscui. Quando usarle ed in che modo, dipende soltanto dall'esperienza. E' vero che in gara è preferibile usare boilies neutre? Le boilies cosiddette neutre, ebbero il loro momento di attenzione da parte del popolo dei carpisti italiani, nella fase di apprendimento della disciplina e precisamente quando si raccomandava, attraverso le pagine delle riviste specializzate di quel periodo, di effettuare lunghe sessioni di pasturazione preventiva, prima di avere dei risultati apprezzabili. Si è stati testimoni nel passato di veri e propri tentativi di riempimento di alcuni specchi d'acqua, con quantità spropositate di esche che non hanno avuto altro scopo se non quello di saziare i pesci e rischiare di compromettere il fragile equilibrio ambientale di quel luogo. Si parlava infatti quasi sottovoce di assuefazione a quel tal aroma e l'idea di confezionare le esche prive di qualsiasi additivo, suscitò subito la curiosità dei sostenitori delle abbondanti pasturazioni ad oltranza, con qualche parvenza di credibilità, in effetti per alcuni versi dimostrata ampiamente dalle esperienze successive, soprattutto nei casi di pesca intensiva protratta per anni nei medesimi luoghi. Oggi in Italia, non esiste praticamente più un luogo di pesca, in cui sia presente la carpa, dove le boilies non siano più che conosciute (dai pesci e dai pescatori) e con il passare degli anni, la teoria del "neutro" è stata accantonata a favore di una più oculata scelta dei prodotti che compongono i mix moderni. In agonismo, occorre fare risultato e tutto l'impegno dell'atleta, riguardo la realizzazione ed il condizionamento delle esche usate sia per la pasturazione che per l'innesco, tende al raggiungimento di un unico scopo: catturare prima degli altri concorrenti e continuare a farlo, sino alla fine della gara. Come si preparano correttamente le boilies? Sono stati scritti interi trattati, sulle modalità di preparazione e confezionamento delle boilies, ma è possibile affermare che ogni pescatore ha il "suo" metodo a cui affida tutte le aspettative di cattura: non esiste quindi un metodo universalmente riconosciuto, ma una serie di varianti di quello che risulta essere essenzialmente la preparazione di un impasto, utilizzando una parte polverosa ed un'altra parte allo stato semiliquido. Esistono però delle regole precise, che prescindono dalle varianti precedentemente dette e che trovano fondamento in alcune considerazioni di ordine pratico. Ad esempio la maggior parte degli appassionati dopo aver approntato la parte cosiddetta "liquida", amalgama l'impasto, immettendo gradualmente la parte polverosa nel liquido: questo procedimento crea inevitabilmente dei grumi oltre ad una difficile valutazione della consistenza dell'impasto. Ma andiamo per ordine; la prima operazione consiste nel determinare esattamente le dosi necessarie per realizzare un impasto, che sia facilmente rullabile e che mantenga tutte le caratteristiche chimico-fisiche, anche dopo un discreto lasso di tempo. Supponiamo si voglia impastare 1 Kg. di "secco", già contenente gli additivi ed eventualmente qualsiasi altro componente specifico da utilizzare allo stato polveroso. Per impastare la parte polverosa è necessario utilizzare le uova (possibilmente quelle freschissime, da bere) che oltre a costituire il veicolo per l'amalgama, aggiungono proteine, vitamine, sali minerali e tanti altri elementi nutritivi all'impasto. Le uova complete di albume e tuorlo, devono essere sbattute con la frusta da pasticciere, sino a sciogliere ogni grumo ed ottenere così un liquido colloso e filante dal colore uniforme e senza striature. Per un chilogrammo di mix a media granulometria, occorrono circa 6-8 uova di media grandezza, tenendo conto che dopo aver aggiunto altri additivi liquidi, la quantità complessiva tenderà ad aumentare quasi da sembrare eccessiva, ma in seguito si vedrà che non verrà sprecato nulla. La successiva operazione è quella dell'inserimento nelle uova così sbattute, del dolcificante (sia liquido che polveroso) nelle dosi previste e tendenti alle minime consigliate dal fabbricante. Dopo il dolcificante si inserisce l'attrattore (aminoacidi), seguitando a sbattere con la frusta. Nel caso si vogliano inserire aromi, si tenga presente che gli oli essenziali devono essere inseriti prima degli aromi in glicole etilenico, che a loro volta devono essere inseriti prima di quelli in alcool. L'esigenza di rispettare questo ordine cronologico deriva dal fatto che gli aromi hanno un diverso grado di solubilità e sono generalmente volatili, a seconda del veicolo solvente utilizzato (gli aromi in glicole sono meno volatili di quelli in alcool). Una volta terminata la preparazione della parte liquida, si inizierà la fase dell'inserimento di quest'ultima, nel foro ricavato nella montagnola di mix, come facevano le nostre nonne, quando preparavano la pasta fatta in casa. Man mano che inseriremo la parte liquida (magari con la collaborazione di qualche amico), faremo franare le pareti del "vulcano", iniziando ad amalgamare con l'aiuto di entrambe le mani. Come detto in precedenza, non si inserirà tutta la parte liquida, ma se ne conserverà una modesta quantità, necessaria per correggere l'impasto, una volta che le farine avranno assorbito il liquido e tenderanno ad indurire. Questo espediente eviterà di immettere acqua nell'impasto, variando così la formulazione originaria: a questo proposito, si raccomanda di segnare su di un taccuino, l'esatto dosaggio dei componenti utilizzati, in modo da poterlo rispettare nel futuro. Dopo aver atteso qualche minuto, in modo da far completare l'assorbimento della parte liquida, si verificherà la consistenza dell'impasto che non dovrà sgretolarsi e non dovrà aderire eccessivamente alle mani. La tavola di rullaggio dovrà essere perfettamente pulita e leggermente unta con dell'olio di semi di girasole o di mais. Le boilies devono essere elastiche e non devono attaccarsi tra loro; si dovranno inoltre rispettare i tempi di cottura, scolando rapidamente le boilies che tendono a salire alla superficie. Lasciare infine le boiles ad asciugare su di una tavola di legno pulita ed asciutta, girandole di tanto in tanto. Dopo alcune ore, saranno già pronte per essere innescate. Per una perfetta stagionatura, si consiglia di conservare le boilies in un luogo ombroso, mediamente ventilato e soprattutto non riscaldato. E' vero che gli sfarinati amalgamati come pastella, attirano più di qualsiasi altra esca? E' vero, ma per sfarinati, nel Carp Fishing agonistico, si intende la parte polverosa con la quale vengono di solito realizzate le boilies, non le pasture utilizzate per altre tecniche di pesca. Le miscele di farine utilizzate per i cosiddetti "mix", sono molto attrattive e costituiscono da sole, senza nessun trattamento, un'esca eccezionale per tutto l'anno con qualche limitazione nel periodo dove la minutaglia è più attiva o nei casi di pesca a lunga distanza, dove è richiesta un'alta tenuta dell'innesco. La bollitura delle palline di impasto, costituisce infatti l'unico espediente proponibile nei casi dove è assolutamente necessario presentare un'esca consistente, quindi va eseguita solo nei casi di effettiva necessità. Attualmente la normativa vigente, vieta l'uso degli sfarinati utilizzati sottoforma di pastella, ma la Commissione Sportiva FIPSAS del settore Carp Fishing, si riunirà a breve termine, per decidere in merito. Perchè nei mix è quasi sempre presente la farina di soia tostata? La soia è una leguminosa ricca di lipidi e proteine, utilizzata sottoforma di farina nell'industria alimentare ed in quella zootecnica. In commercio esistono diversi tipi di farine di soia, suddivise sia in base ai diversi procedimenti molitori a cui sono state sottoposte (macinatura standard, polverizzazione, micronizzazione, ecc.), sia per eventuali trattamenti chimico-fisici (sgrassaggio, impoverimento, tostatura, ecc.). La farina di soia generalmente utilizzata per realizzare mix fortemente attrattivi è quella cosiddetta "intera", ma trattata termicamente in modo da neutralizzare l'azione di sostanze che hanno la funzione di inibitori della tripsina, un enzima che permette la digestione. Inoltre la tostatura ha l'effetto di eliminare il gusto amarognolo, proprio della soia, acquisendo un caratteristico odore/sapore di nocciola, molto gradito alle carpe ed ai ciprinidi in genere. La micronizzazione migliora infine le proprietà dell'impasto, rendendolo elastico e più facilmente modellabile. Ma le caratteristiche peculiari di questo tipo di farina di soia, in riferimento al particolare utilizzo per confezionare boilies, sono molteplici: grazie all'elevato tenore di lecitina, possiede la capacità di emulsionare le materie grasse e gli oli nell'acqua, inoltre la presenza della vitamina E, sottoforma di tocoferolo dall'elevato potere anti-ossidante, favorisce la conservazione ed evita l'irrancidimento delle boilies. Per concludere, la farina di soia tostata e micronizzata, oltre alle proprietà leganti, maggiore di circa tre volte a quelle della farina di frumento è particolarmente ricca di aminoacidi (lisina) con un elevato potere nutrizionale. Ci sono in gara, dei limiti nella quantità di esche da utilizzare? No, nessun limite. Sono consentiti i pasturatori? L'unico tipo di "pasturatore" attualmente consentito è il filo e/o il sacchetto idrosolubile (P.V.A.), ma è in corso di approvazione dalla F.I.P.S.e.d. il nuovo Regolamento Internazionale che consentirà l'uso del cosiddetto bait-rocket, con dei limiti nelle dimensioni e nel periodo di utilizzo. La catapulta può essere utilizzata in gara? Nella pesca sportiva si considera la catapulta come una fionda di grandi dimensioni e come tale deve essere quindi costruita: essenzialmente con una forcella munita di elastici propulsori ed un eventuale sostegno. Viene comunemente utilizzata nel Carp Fishing per lanciare granaglie, pellet e boilies, con l'aiuto di materiali veicolanti come argilla, bentonite, terra di talpara, ecc. Il Regolamento Internazionale prevede l'uso della catapulta in determinate fasce orario ma non consente l'utilizzo dei materiali leganti ad eccezione del sacchetto idrosolubile e del filo in PVA. E' vero che in gara, le granaglie rendono di più delle boilies? Non è possibile stabilire a priori, quale sarà l'esca più redditizia. Il rendimento di una determinata esca è fortemente condizionato da numerosi fattori, che l'atleta deve attentamente valutare, prima di iniziare una gara di Carp Fishing. La posizione della propria postazione di pesca in riferimento al settore, la taglia media dei pesci presenti, il periodo stagionale, la temperatura dell'acqua, la natura del fondo, sono i primi di questi fattori che influiscono sulla tattica di pesca da adottare ed è praticamente impossibile, stabilire delle regole generali di comportamento. Nella sezione Tecnica, ci sono degli esempi che si riferiscono ad episodi realmente accaduti in gara ed in allenamento, che possono costituire una buon riferimento per chi voglia avere maggiori informazioni sull'argomento. In gara è ammesso effettuare il "plumbing"? Si, ma sempre nell'ambito della propria postazione, cioè in quella parte di spazio delimitata dal prolungamento di due semirette parallele immaginarie, aventi origine ortogonalmente dalla propria sponda, distanti tra loro 8 m.(lato del box). Si possono lasciare in acqua dei segnalini? Le norme regolamentari prevedono l'uso del segnalino (uno per partecipante) che può essere lasciato sul posto, sino al segnale di termine della gara. Il segnalino può essere anche munito di una fonte luminosa, per l'avvistamento notturno. L'unico mezzo per lanciare il segnalino è la canna da pesca (di lunghezza non superiore a quella prevista dal regolamento) che deve essere segnalata come "attrezzo non pescante" al Giudice di Gara, apponendovi un segno di riconoscimento visibile sia di giorno che di notte. Se durante il combattimento, il pesce allamato invade la postazione adiacente, si è passibili di squalifica? No, anzi i concorrenti della postazione limitrofa interessata, non devono assolutamente contrastare il recupero del pesce, anche se non possono fornire nessun aiuto. Lo spazio neutro tra le postazioni è stato comunque considerato per ridurre notevolmente questa eventualità. Come si conservano le boilies durante una sessione? Basta non esporle direttamente al sole o ad altri agenti atmosferici, in un luogo non eccessivamente ventilato ed asciutto. Le boilies commerciali possono essere conservate per lungo tempo, in appositi bidoni di plastica con la chiusura ermetica. Quelle realizzate artigianalmente possono durare a lungo se conservate in un sacchetto di rete a maglie strette. Un altro metodo efficace per una lunga conservazione, senza ricorrere a prodotti chimici specifici è quello di salare le boilies in superficie, appena scolate e lasciarle successivamente stagionare in luogo asciutto e ventilato. E' ammesso in gara, utilizzare attrattori e stimolatori? Alcune sostanze utilizzate per la realizzazione delle boilies e per il trattamento delle granaglie, nonostante siano di largo consumo anche nell'alimentazione umana, vengono definite nel moderno Carp Fishing come attrattori e/o stimolatori, per le indiscusse proprietà di interessare il pesce sino ad invogliarlo ad alimentarsi. Spesso sono le stesse farine che compongono i cosiddetti "mix" a svolgere il ruolo di attrattori, oppure si tratta di estratti di materie prime di origine naturale, come appunto gli aminoacidi, gli oli essenziali, ecc. Nella regolamentazione riguardante le esche consentite nel Carp Fishing agonistico, l'uso di queste sostanze è ammesso come "ingrediente" per la realizzazione delle boilies o del pellet, ma non possono essere utilizzati in gara allo stato polveroso in quanto l'uso degli sfarinati (di qualsiasi genere) è vietato. Gli "ammolli" o bait-dip, possono essere utilizzati esclusivamente allo stato liquido, come correttori del sapore e dell'aroma. Gli stessi ingredienti utilizzati per gli ammolli, possono servire per migliorare la resa delle granaglie (sempre precotte). Inoltre è vietato l'uso del sangue e dei suoi derivati, sia in forma liquida che come polvere. Il pellet può essere confezionato artigianalmente? Viene comunemente denominato "pellet", il prodotto risultante dopo una serie di lavorazioni tra le quali il passaggio in speciali trafile ed il successivo trattamento di essiccamento e disidratazione. La tipica forma a cilindretto, testimonia che l'impasto è stato pressato in una trafila e questa operazione può essere ripetuta anche a casa, con risultati simili. La fase dell'essiccamento è senza dubbio quella più impegnativa, perchè richiede uno spazio notevole anche per quantità modeste di prodotto. Nulla vieta di realizzare pellet anche di forma sferica, utilizzando ad esempio la tavola sagomata per rullare le boilies. L'impasto può essere costituito dal mix utilizzato comunemente per la fabbricazione delle boilies, con una piccola dose di farina di grano duro (avente funzione di legante) senza aggiungere le uova ma solo acqua ed eventualmente qualche attrattore. Le palline così ottenute non devono essere bollite, ma lasciate ad essiccare in un ambiente poco ventilato ma asciutto, per un periodo variabile da circa una settimana ad oltre un mese. Prima dell'utilizzo come pastura, si potrà nebulizzare sul pellet piccole dosi di aroma diluito nello stimolatore. E' ammesso utilizzare la colla per i bigattini come legante per le granaglie? La colla per i bigattini è commercializzata in polvere, quindi non può essere utilizzata. Gli unici veicolanti ammessi sono il sacchetto, il filo in PVA ed il bait-rocket di grandezza regolamentare. Si possono utilizzare le granaglie congelate? Le granaglie devono essere utilizzate obbligatoriamente precotte, ma non congelate. E' consentito conservare le granaglie nel loro liquido di cottura, oppure sottovuoto. Durante la gara è consentito uscire dalla propria postazione? Dopo il segnale di inizio gara è sempre possibile uscire dal proprio box, previo avviso verbale ad un Ufficiale di Gara, specificandone i motivi. Al Raduno dei partecipanti, di solito viene stabilito in quali casi è ammesso allontanarsi dal box, senza incorrere in sanzioni. Come si calcola la lunghezza esatta del capello? Non esiste una regola precisa, in quanto ogni tipo e misura di amo prevede in relazione all'esca utilizzata per l'innesco, una lunghezza ben definita del capello in modo tale da consentire l'aggancio immediato sul labbro del pesce. Teoricamente la lunghezza del capello dovrebbe essere calcolata in modo tale che l'esca, arrivi a sfiorare la tangente alla curvatura dell'amo, ortogonale al suo gambo. Esiste comunque un metodo empirico, ma piuttosto efficace, che consente di determinare se l'innesco è potenzialmente ben eseguito: dopo aver sistemato l'esca sul capello, si distende l'innesco sul palmo della mano aperta, quindi si applica una trazione sul terminale in modo da simulare l'allontanamento del pesce dopo l'aspirazione e la relativa espulsione dell'innesco stesso. Se l'amo ruota e cerca di piantarsi sul bordo del palmo della mano (ovviamente si farà attenzione che la punta dell'amo non penetri nella pelle), vuol dire che l'innesco è stato correttamente eseguito e quindi la lunghezza del capello è conseguentemente esatta. Che tipo di zavorra bisogna utilizzare per lanciare più lontano? La forma della zavorra, oltre al tipo di terminale e dimensioni dell'innesco, condiziona notevolmente la gittata massima raggiungibile con la normale attrezzatura da pesca. Quasi tutte le zavorre oggi esistenti sul mercato sono realizzate con un ben definito profilo aerodinamico, ma in assoluto, quella più idonea al lancio di grande gittata è la forma a pera allungata. Ottimo anche il cosiddetto "sea bomb" utilizzato nel Long Casting e nella pesca in mare. Nella sezione Schemi, sono indicati i montaggi più utilizzati nel lancio di grande gittata. Come si può migliorare la gittata massima raggiungibile con il lancio? Devono essere adottati una serie di accorgimenti che interessano sia l'attrezzatura da pesca (canna, mulinello, monofilo) che il finale di lenza (zavorra, terminale, amo, esca). La canna deve essere scelta in base alle caratteristiche anatomiche del lanciatore: la distanza dal porta-mulinello all'impugnatura terminale del pedone, deve essere calcolata in maniera tale che quest'ultima arrivi a sfiorare il cavo ascellare, nella fase di "chiusura" quando si esegue correttamente ad esempio, un lancio con la tecnica denominata "Ground". La lunghezza ideale della canna, che consente di raggiungere ottime gittate, senza eccessivo impegno fisico è quella posseduta dalla maggior parte degli attrezzi a due sezioni, utilizzati dai carpisti anglosassoni, cioè 12', con azione parabolico-progressiva e con un numero massimo di 5 anelli guida-filo (oltre al puntale). La maneggevolezza di questo tipo di canna, consente nella fase finale del lancio, una chiusura agevolata più che di una 13', consentendo così il massimo caricamento possibile delle fibre di carbonio e compensando eventuali errori di impostazione del lancio. Il mulinello deve essere caricato sino al massimo consentito dalla capacità della sua bobina, con del monofilo in nylon adatto allo scopo (morbido e con bassa memoria meccanica) di diametro non superiore allo 0,25 - 0,28 mm. con adeguato para-strappi (diametro minimo di 0,50 mm.). Nei mulinelli moderni adatti al Carp Fishing, le bobine sono progettate con un profilo conico, in maniera da agevolare la fuoriuscita del filo durante il lancio e conseguentemente, l'avvolgimento del filo su di esse ad opera dell'archetto, avviene con una disposizione delle spire che impedisce la formazione delle cosiddette "parrucche". La capacità di queste bobine è solitamente dell'ordine delle centinaia di metri di monofilo di nylon, che devono essere avvolti senza allentamenti delle spire ed evitando che durante il caricamento, si verifichino torsioni dannose che inevitabilmente innescano parrucche e grovigli, durante il lancio. La lunghezza complessiva del para-strappi deve essere calcolata aggiungendo alla lunghezza complessiva della canna, un tratto pari a circa 5 avvolgimenti sulla bobina del mulinello. Il tipo di montaggio utilizzato per la costruzione del tratto finale di lenza, normalmente un "in line", deve essere eseguito in modo da evitare grovigli durante la prima fase del lancio (bait-clip in filo PVA). L'innesco deve essere di volume ridotto e bloccato sull'amo con una legatura di filo PVA, in modo tale che durante il volo, il capello non crei dei grovigli e che la punta dell'amo non vada a conficcarsi accidentalmente nell'esca. Se viene adottata la tecnica di lancio denominata "ground cast avanzato", sarà utile sistemare l'innesco su di un telo di plastica adagiato sul terreno, in modo da avere una superficie liscia e scorrevole, priva di asperità. Inoltre è consigliabile prima del lancio, spruzzare sul monofilo contenuto nella bobina del mulinello, del lubrificante in grado di ridurre l'attrito dovuto allo scorrimento del filo stesso, negli anelli della canna. Seguendo questi accorgimenti ed in possesso di una buona tecnica di lancio, si arriva tranquillamente a superare la soglia dei 100 m. in assenza di vento, con una zavorra di 80 gr. e con l'innesco costituito ad esempio, da due boilies da 18 mm. Per agevolare il distacco del terminale dal bait-clip, dopo la caduta del terminale in acqua, può risultare utile collegare una boilie pop-up, con una legatura di filo PVA al ferma-boilies dell'innesco vero e proprio, in maniera tale che, una volta sul fondo, la pop-up che tende a risalire verso l'alto per effetto del suo potere galleggiante, staccandosi dal bait-clip di PVA, metterà in tensione il terminale e dopo lo scioglimento del filo che la collega all'innesco, raggiungerà la superficie consentendo che l'esca si adagi correttamente sul fondo, senza grovigli (vedere la sezione Schemi) L'effetto è prodotto dall'escursione dell'asse portante la bobina (fissa) che tramite il movimento avanti-indietro azionato dalla manovella durante il recupero, provvede alla distribuzione uniforme del monofilo sulla superficie interna della bobina stessa. Il mulinello viene già regolato dal fabbricante in modo da poter avvolgere senza problemi, il monofilo di un ben determinato diametro, compreso nel campo di applicazione del mulinello stesso: questo dato è individuabile in una tabella riportata generalmente lungo la circonferenza esterna della bobina in dotazione. Teoricamente ogni diametro di monofilo, prevede una diversa escursione dell'asse, ma in pratica la regolazione dell'escursione non viene mai eseguita, salvo casi di evidenti imperfezioni nell'avvolgimento. Questa escursione può essere modificata variando lo spessore della rondella interposta tra la bobina e l'asse intorno a cui ruota, quando interviene il freno. Frequentemente, nella normale dotazione di un mulinello viene fornita una rondella di ricambio identica a quella già posta in opera, che può essere aggiunta a quest'ultima. In caso di esito negativo, si agirà per tentativi sostituendo le rondelle con altre di diverso spessore, in modo da trovare la giusta regolazione. E' una scelta a carattere soggettivo, che dipende unicamente dal livello di pratica e dalle abitudini che ogni pescatore possiede, riguardo l'uso dei propri mulinelli. Il bait-runner consente di escludere il freno della bobina e di reinserirlo automaticamente dopo aver girato la manovella del mulinello, nel senso previsto per il recupero del filo. Questo geniale dispositivo, consente quindi al mulinello di poter cedere filo, ad esempio nel caso di una "partenza" dovuta all'abbocco di un pesce e solo dopo aver azionato la manovella del recupero di circa un quarto di giro completo, di inserire il freno di bobina già tarato precedentemente. Come tutti gli organi meccanici, il bite-runner è soggetto ad usura ed a probabili inceppamenti, possibili anche nei freni posteriori che agiscono sull'asse di bobina, ma questi "difetti" vengono compensati da una più razionale gestione del freno che non subisce, come nei mulinelli tradizionali, continue sollecitazioni. Nei mulinelli tradizionali, cioè provvisti del solo freno di bobina azionabile manualmente, la posizione di "folle" viene ottenuta allentando quasi completamente il freno, mentre per ottenere l'effetto contrario, sarà necessario compiere l'operazione inversa, stringendo (cioè avvitando) l'apposita manopola. L'uso frequente stabilisce il livello di pratica acquisibile con l'uno o con l'altro tipo di mulinello e per quanto riguarda la pratica agonistica, non esistono controindicazioni. Attualmente esistono in commercio, un numero limitato di modelli muniti del bait-runner, mentre c'è l'imbarazzo della scelta tra i mulinelli tradizionali adatti al Carp Fishing: questo spiega anche la scarsa popolarità di questo dispositivo, soprattutto tra i carpisti italiani, che invece prediligono i modelli con il freno inserito nel corpo della bobina. Come si esegue la corretta manutenzione del mulinello? La manutenzione del mulinello, normalmente chiamata "rimessaggio", può essere ordinaria oppure straordinaria. Le operazioni da eseguire nel rimessaggio ordinario sono:
Nei mulinelli moderni la bobina è coprente, quindi la polvere e lo sporco non interessano il vano sottostante, dove è visibile ed accessibile l'albero con relativa boccola di scorrimento. Nel caso si voglia ispezionare questo vano, bisogna portare con l'aiuto della manovella, la bobina nel punto morto superiore, quindi estrarre la bobina e lubrificare l'asse di quest'ultima, dopo aver rimosso lo sporco. Nel rimessaggio straordinario sono invece previste, oltre le operazioni sopra citate:
Il mulinello a tamburo fisso, come quello a tamburo rotante, ha bisogno oltre che di una costante manutenzione periodica, anche di essere utilizzato in maniera corretta, in modo da non compromettere l'efficienza di alcuni organi meccanici, di vitale importanza per il buon funzionamento nel tempo. Nel mulinello a tamburo rotante, anche se molto lento nel recupero e piuttosto complicato da gestire nella fase del lancio, pur essendo molto robusto ed affidabile, ha il suo "tallone di Achille" individuato nella difficoltà di regolare il gioco e l'equilibratura della bobina, in modo da non danneggiare con le eccessive vibrazioni, il delicato asse di rotazione. Nel "fisso" invece, la bobina compie dei movimenti periodici sul suo asse, ortogonale a quello della manovella ed è proprio in questo punto critico, dove le forze in gioco mettono a dura prova la tenacità dei materiali, che si riscontrano i più gravi difetti di un cattivo utilizzo (colpa del pescatore) e le varie problematiche della messa a punto e della relativa lubrificazione. La campana che ruota intorno alla bobina, è mossa da un ingranaggio conico supportato da un cuscinetto di tipo volvente: nel foro centrale dell'ingranaggio scorre l'asse di bobina, che a sua volta oscilla con un movimento periodico, in modo da consentire durante il recupero, il miglior avvolgimento del filo. La campana è fissata con un sistema dado-rondella (sinistrorsa), alla bussola che contiene il cuscinetto, in modo da non creare vibrazioni anche con delle alte velocità di recupero: questo dado spesso tende ad allentarsi, causando usure e vibrazioni dannose, quindi va sovente controllato e se necessario, stretto con la chiave di servizio. Durante il combattimento di un grosso esemplare, risulta opportuno non insistere sul recupero, ma bensì è molto più produttivo eseguire il "pompaggio" con la canna , limitando quindi l'uso della manovella nella sola fase di recupero passivo, che serve appunto soltanto a raccogliere il filo, che inevitabilmente andrebbe in bando. Un'altro meccanismo che tende all'usura precoce è quello costituito dall'ingranaggio solidale all'albero della manovella, che ingrana con quello che muove la campana; la causa principale di questo inconveniente è provocata dalla pessima abitudine, comune a molti pescatori, in caso di incaglio della lenza, di forzare sul mulinello, bloccando la manovella e stringendo a ferro il freno di bobina. Lo sforzo di trazione si trasmette dal rullino guida-filo dell'archetto, alla campana del rotore dove nell'interno ed in posizione centrale, scorre l'asse di bobina: questo asse viene così sottoposto a flessione, deformandosi a volte in modo permanente, ma senza essere visibile ad occhio nudo. L'effetto si riflette sull'ingranaggio che lavora su di un piano oscillante, causando l'usura prematura di tutto il complesso. La scrupolosa attenzione dedicata al proprio mulinello, risparmierà sicuramente tante brutte sorprese, vanificando forse il sogno di una cattura da record. Il numero dei passanti di una canna a due sezioni, viene determinato essenzialmente da due parametri:
Partendo da una formula che prevede l'uso di logaritmi, si calcolano le distanze tra un passante e l'altro, iniziando la misurazione dall'estremità del pedone (parte del grezzo dove viene montato il porta-mulinello) proseguendo man mano verso il puntale (vedi Tecnica). Dal calcolo risulta che il numero ottimale dei passanti guida-filo da montare è normalmente cinque, più il puntale (nel caso di una canna con azione parabolico-progressiva lunga 12'). Normalmente sul pedone si fissa il primo degli anelli guida-filo dell'intera serie (35 o 40 mm. di diametro interno), mentre i rimanenti sono fissati sul puntale. In alcune canne con azione decisamente parabolica e particolarmente morbide, adatte alla pesca marginale, il numero dei passanti è maggiore (7 o 9 anelli, più il puntale), per consentire una distribuzione uniforme delle sollecitazioni che tenderebbero a modificare la curva di lavoro dell'attrezzo. In questo caso sul pedone possono essere presenti più di un passante guida-filo. Come fare per migliorare la tenuta dell'innesto, tra le due sezioni della canna? L'innesto è la parte più delicata di una canna da pesca, realizzata in due sezioni (pedone e puntale). Esistono diverse tecniche di innesto e la migliore in assoluto, risulta essere quella messa a punto da Fenwick, senza nessun altro elemento di giunzione intermedio. Comunemente però nelle canne da Carp Fishing, l'innesto è costituito da un elemento in grafite a sezione cilindrica, solidale con il pedone; questo elemento aggiuntivo si incastra nel foro di base del puntale, che viene per questo scopo rettificato con una tolleranza al centesimo di millimetro. Una volta innestate le due sezioni, la canna si comporta come se fosse costruita in un unico pezzo. Per disinnestare le due sezioni, si deve agire con cautela, ruotando e tirando verso l'esterno con una mano, il puntale della canna in prossimità dell'innesto, mentre con l'altra mano tiene fermo il pedone: questa azione se non eseguita correttamente può causare, con il tempo, un logorio delle due parti innestate, rendendo così precario l'innesto stesso. Un'altra causa indiretta che può accidentalmente provocare il disinnesto della canna (ad esempio durante il lancio) al limite della rottura è l'errata posizione dei passanti guida-filo, rispetto alla "spina" del grezzo. Per migliorare la tenuta dell'innesto è sufficiente verificare l'allineamento dei passanti con la spina del puntale (vedi Tecnica) ed eventualmente strofinare con una candela stearica (eliminando l'eccesso con un panno di lana), l'elemento aggiuntivo fissato nel pedone della canna. Eventuali scricchiolii dell'innesto, sia in fase di combattimento che durante il lancio, indicano la presenza di anormalità che devono essere immediatamente individuate: in questo caso il controllo della spina del grezzo ed il relativo allineamento degli anelli guida-filo lungo di essa, consente di escludere un probabile assestamento delle legature con la conseguente formazione di cretti nella verniciatura di finitura. Nel caso di rigature o graffi sulla superficie dell'elemento aggiuntivo dell'innesto, si può intervenire strofinando sull'elemento stesso, la mina di una matita di bassa durezza (HB oppure 2H): la grafite untuosa della mina lubrificherà l'innesto, eliminando tutte le imperfezioni. Quando l'elemento aggiuntivo dell'innesto (quello incollato al pedone) si deteriora irrimediabilmente, può essere sostituito, ma questa operazione deve essere eseguita da persona esperta e pratica nell'uso dei collanti utilizzati dalle case costruttrici. Come si individua la spina del grezzo della canna? E' molto semplice: si ruota su di una dura superficie liscia e pulita (ad esempio il pavimento del negozio o di casa) il puntale della canna, agendo con entrambe le mani ed inclinando il puntale stesso di circa 45°, in modo che la rotazione avvenga lungo la circonferenza esterna del foro di innesto. Con il palmo di una mano si flette moderatamente il puntale (in un punto senza anelli guida-filo) e con l'altra si ruota afferrando con l'indice ed il pollice, all'incirca verso il penultimo passante: si avvertirà, in un preciso punto del puntale, un deciso contrasto all'azione che produce la rotazione e conseguentemente, continuando a ruotare ci sarà un rilassamento delle fibre, poi di nuovo un indurimento e così via. Questo vuol dire che nell'interno del puntale esiste come una "nervatura" longitudinale, con caratteristiche diverse da tutto il resto della sezione di canna in esame. La spina ha origine dall'avvolgimento del tessuto di carbonio, lungo il mandrino formatore che essendo anch'esso conico, con l'effetto della sovrapposizione, causerà l'imperfezione delle due conicità (quella interna e quella esterna) che non risulteranno a loro volta, perfettamente concentriche. Se i passanti guida-filo sono posizionati correttamente lungo questa linea, avremo un'azione ben definita (analogamente anche se fossero posizionati all'esatto punto opposto) e non si avranno mai fenomeni di torsione delle fibre, all'interno del puntale. In definitiva è possibile montare i passanti guida-filo in due modi diversi: uno seguendo la spina dal suo lato più rigido, l'altro esattamente all'opposto. Con un unico grezzo si potranno quindi avere due distinte azioni (come se fossero due canne diverse), fissando i passanti guida-filo in un modo o nell'altro. E vero che le canne si scelgono in base all'altezza del pescatore? Non proprio: è la lunghezza del braccio che determina l'esatta posizione dove andrà collocato il porta-mulinello. Questo ovviamente vale per una canna "nuda"; per la scelta di un attrezzo già montato dall'Azienda costruttrice, sarà necessario verificare l'esatta distanza tra l'impugnatura terminale del pedone ed il relativo porta-mulinello. E' consigliabile inserire nel porta-mulinello, un mulinello di grandezza adeguata alla canna, impugnare la canna con la mano abituale, simulando la fase di stacco del filo durante il lancio quindi controllare che il manico vada a sfiorare il cavo ascellare della mano corrispondente. Ogni difformità a questa misura ben determinata, porterà inevitabilmente a degli errori nella tecnica di lancio, difficili da individuare ma sempre riconducibili alla scelta di un attrezzo, non adeguato alla propria struttura fisica. Purtroppo la causa di questo inconveniente, non è da attribuire alle posture errate del lanciatore, ma esclusivamente da un difetto costruttivo della canna. A meno che l'innesto non sia totalmente usurato ed i giochi quindi eccessivi, la causa è da ricercare nell'errato montaggio dei passanti guida-filo. I passanti guida-filo devono essere collocati seguendo la spina del grezzo, in modo che durante le violente sollecitazioni di trazione e compressione, non avvenga la torsione più o meno accentuata di tutte le fibre longitudinali, che causa conseguentemente l'allentamento dell'innesto, oltre a difetti meno evidenti come ad esempio, la crettatura della vernice di finitura delle legature dei passanti, o peggio, la snervatura di tutto l'attrezzo con la perdita delle caratteristiche previste dal "test curve". Non resta altro da fare, una volta verificato il mancato allineamento con la spina, che rimuovere tutti i passanti dalla canna, segnare con un riferimento temporaneo la linea corretta corrispondente alla spina del grezzo ed infine rilegare tutti i passanti seguendo l'ordine e le distanze originarie. E' vero che le canne eccessivamente rigide causano la slamatura dei pesci nel sottoriva? Non è un dato scontato, ma è certamente vero che la canna con una eccessiva tendenza all'azione di punta, non compensa sufficientemente gli inevitabili errori che il pescatore compie durante l'ultima fase del combattimento (la più critica) nell'immediato sottoriva. Compensare gli errori vuol dire che la canna deve assolvere, insieme al filo, al gravoso compito di ammortizzare tutte le sollecitazioni che il pesce trasmette, tramite l'amo conficcato sul labbro, a tutto il complesso canna-filo-terminale-amo. Ben poche canne sono in grado di realizzare da sole questa compensazione, che deve comunque essere gestita dal pescatore, con l'ausilio del freno del mulinello e grazie a quella reazione quasi istintiva che determina l'azione di "pompaggio". Paradossalmente le canne preferite dai pescatori meno esperti, sono quelle di più difficile gestione, cioè quelle più rigide, evocanti una potenza del tutto ingiustificata nella routine di pesca di tutti i giorni. Al contrario, le canne morbide e paraboliche, preferite dalla maggior parte dei carpisti che desiderano ancora trarre divertimento dalla pesca, sono scartate a priori perché giudicate poco potenti e carenti nel combattimento. Inutile dire che la scelta è direttamente proporzionale al grado di evoluzione raggiunto da ogni singolo pescatore; nel Carp Fishing agonistico, errori di valutazione di questo tipo, hanno un peso determinante nell'ascesa ai vertici della classifica e questo può voler dire, perdere occasioni preziose, forse irripetibili, con attese forzate che possono durare anche degli anni. I line-clip sono parte integrante del sistema di segnalazione delle abboccate, realizzato con gli avvisatori elettronici e gli indicatori visivi. Questo piccolo ma importantissimo accessorio viene normalmente posizionato e lasciato in opera sul pedone della canna, prima del passante guida-filo più grande, a circa 40 cm. dall'innesto. Una volta lanciato il terminale innescato, con l'aiuto del freno di bobina si mette leggermente in tensione il nylon e lo si blocca con il line-clip, in quella parte di canna compresa tra il mulinello ed il punto di ancoraggio del nylon alla clip dell'indicatore visivo, cioè prima del sostegno fornito dall'avvisatore elettronico. Per una perfetta messa a punto del sistema di intercettazione delle abboccate, l'angolo formato dal nylon, bloccato sia dal line-clip che dall'indicatore visivo, deve essere di circa 90°. In questa posizione, il sistema è pronto per segnalare anche le tocche impercettibili, ma soprattutto si rivela di estrema efficacia, nel caso di un improvviso allentamento del nylon. Inoltre, utilizzando il line-clip in combinazione con un back lead, si riesce a tarare il sistema in qualsiasi condizione di pesca; se ad esempio, si regola l'avvisatore elettronico Delkim, nel seguente modo:
Dopo il secondo "bip" emesso dall'avvisatore, si potrà tranquillamente recuperare il pesce allamato, senza aspettare altro tempo. Le scimmiette si usano nel Carp Fishing agonistico? Come in tutte le discipline della Pesca Sportiva, anche il Carp Fishing è in piena evoluzione e proprio grazie all'attività agonistica, in modo più o meno esasperato, oggi si dispone di soluzioni impensabili qualche anno fa. Il limite dei segnalatori definiti appunto "scimmiette" è sostanzialmente quello di avere una relativa difficoltà di sistemazione sul sostegno delle canne, oltre ad una difficile messa a punto, per gli inevitabili attriti e per il peso degli indicatori stessi. Tutto questo può essere accettabile, nel periodo e nei luoghi dove la pressione di pesca è trascurabile: oggi in Italia, non esiste praticamente un luogo da carpe, dove non venga praticato il Carp Fishing e la diffusione del "catch & release" ha sensibilmente aumentato le difficoltà di cattura, anche di carpe di media taglia. Nulla toglie che le scimmiette potranno ancora dare il loro contributo, nel campo degli indicatori visivi per le lunghe distanze, ma nell'agonismo questa eventualità è praticamente esclusa a priori, dato che i terminali devono essere lanciati esclusivamente con la canna. Quale disinfettante utilizzare per le ferite provocate dall'amo? Gli effetti della penetrazione dell'amo, nell'apparato boccale della carpa e nella maggior parte dei pesci "grufolatori", sono stati ampiamente documentati in occasione dei vari test, eseguiti da varie Aziende costruttrici che ancora oggi, sono impegnate in quel delicato compromesso tra l'infallibilità dell'amo e la sua collocazione in un contesto che mira sempre di più, alla salvaguardia della Natura e delle sue creature. Se non ci fosse il fattore "umano", l'amo di per sé non provocherebbe nessun danno rilevante, perchè la lesione avviene normalmente in una parte di tessuto, poco od affatto irrorata da vasi sanguigni di una certa entità: purtroppo nella pratica, questa lesione può diventare pericolosa e degenerativa a causa degli effetti provocati dalle forze di trazione sull'amo. Nella maggior parte dei casi, si tratta di lacerazioni più o meno profonde, che risolvono spontaneamente se non subentrano patologie invasive; per fornire un efficace presidio antibatterico, sarà necessario detergere la lesione con un antibatterico ed antifungino specifico. I migliori prodotti sono quelli che si presentano come un liquido cremoso, che grazie al suo potere adesivo, protrae l'effetto benefico anche nell'acqua, una volta liberato il pesce. In mancanza di questi prodotti specifici, si possono ugualmente utilizzare con successo, sia il permanganato di potassio (diluito in acqua al 15%), che il cosiddetto "mercurio-cromo" (puro), curando che il disinfettante non vada a contatto con gli occhi, le fosse nasali e l'interno degli opercoli branchiali. E' buona norma controllare anche eventuali abrasioni, presenti sul corpo del pesce e soprattutto lo stato delle pinne (ventrali e caudale), spesso aggredite da spirolegnosi o parassiti acquatici. Come si ossigena il pesce, prima di liberarlo? Prima di tutto è importante considerare lo stato di stress del pesce, che impone un diverso modo di comportamento: un pesce che perde l'assetto del suo nuoto naturale, va liberato subito, senza indugio. Se invece il combattimento non è stato estenuante (per il pesce, ovviamente), potremo praticare la disinfezione delle abrasioni e l'immediata ossigenazione nel suo elemento. L'operazione va condotta in un tratto di sponda libera da ostacoli e con una certa profondità; dopo aver deposto delicatamente il pesce in acqua, servendosi del tappetino di slamatura (più ampio possibile), faremo scivolare il tappetino in modo da mantenere il pesce in posizione verticale, con la testa leggermente più in basso, afferrandolo per il peduncolo caudale. Una volta che il pesce sarà in questa posizione, se non risulterà particolarmente stressato, si divincolerà guadagnando da solo la libertà: al contrario se non da segni di riprendersi, potremo ossigenarlo, imprimendo dei movimenti avanti-indietro, delicatamente e progressivi, in modo che l'acqua defluisca dagli opercoli branchiali, alla guisa di un mantice. Dopo alcuni minuti, alternati a qualche pausa, il pesce normalmente riprende spontaneamente il suo assetto e divincolandosi andrà via, ma se questo non si verifica, dovremo adottare la posizione cosiddetta di "qurantena". Immergendo completamente nell'acqua un materassino per la slamatura, aiutandoci con le mani bagnate, posizioneremo il pesce al centro, come in una culla, in modo da poter sollevare le pareti imbottite e creare una sorta di bacino di carenaggio in miniatura, dove il pesce funga da nave, pronta per il varo. Questa posizione, con il pesce immerso e costretto alla posizione naturale di galleggiamento, grazie alle morbide e protettrici pareti del materassino, favorirà il recupero delle forze ed il ripristino della postura naturale: dopo i primi significativi movimenti della coda, si potrà verificare la ripresa del pesce, allargando le pareti della "culla" e facendo entrare più acqua dall'esterno, in modo che possa nuotare via con più facilità. A cosa serve la pasta sintetica modellabile, sia del tipo affondante che galleggiante? Nella realizzazione dei terminali e soprattutto nell'esecuzione degli inneschi è necessario disporre di svariati materiali di varia natura, che non siano considerati come "esche" vere e proprie, ma che in effetti sono accettate dai pesci come tali. Per anni, il sughero, il polistirolo, il piombo, hanno assolto e continuano a farlo, al compito di correggere (amplificando o contrastando), le caratteristiche di affondabilità e galleggiabilità di alcuni prodotti, universalmente conosciuti nel mondo della Pesca Sportiva, con l'unico scopo di migliorarne le proprietà attrattive. Nel Carp Fishing, così come per altre tecniche di pesca, l'evoluzione della disciplina ha consentito di mettere a punto dei materiali specifici, che non sono utilizzati altrove, ma che esplicano la loro funzione, esattamente nel modo per cui sono stati concepiti. E' il caso della pasta galleggiante, una sorta di polistirolo allo stato plastico. Molteplici sono gli utilizzi di questa pasta (diversamente colorata), ma essenzialmente destinati ad aumentare la galleggiabilità di svariate esche, o di parti accessorie del terminale (girelle, moschettoni, ami, ecc.). Ad esempio, si potrà realizzare con la pasta galleggiante (colore rosso o giallo), una pallina grande come la boilie che verrà usata per l'innesco ed inserirla sul capello, in modo da realizzare un innesco semi-flottante. Allo stesso modo si potrà realizzare un formidabile innesco per l'Amur, alternando sul capello, chicchi di mais e modeste porzioni di pasta galleggiante. Analogamente il tipo affondante servirà per controbilanciare od inibire la galleggiabilità dei più svariati materiali (esche pop-up, trecciati, tubini termo-restringenti, ecc.). Per ulteriori ragguagli tecnici, consultare la sezione schemi. Come si scaldano i tubicini termo-restringenti? Premesso che ogni abuso sull'uso di questi materiali, penalizza fortemente l'efficacia del terminale è indispensabile conoscere la corretta modalità di applicazione del calore, in modo da non comprometterne l'integrità. L'unico modo per costringere il materiale a restringere è quello di immergere la parte interessata al trattamento, nell'acqua bollente o sottoporlo al getto di vapore di un bollitore. Ogni altro sistema (accendino, lampada a gas, phon industriale, ecc.) può seriamente danneggiare il dacron od il nylon del terminale, eliminare la tempra dell'amo o deformare irrimediabilmente tutti quegli accessori in materiale plastici, normalmente utilizzati nella costruzione del terminale. Come si utilizza il gel per irrigidire i terminali? Il prodotto è specifico per i cosiddetti "multi-filo", cioè quei materiali costituiti da numerosi fili di nylon, dallo spessore infinitesimale, utilizzati per la migliore presentazione degli inneschi in acque limpide e con pesci particolarmente sospettosi. Il multi-filo è indicato nella pesca a corta e cortissima distanza, dato che ingarbuglia facilmente, ma può essere egualmente utilizzato nella pesca a medio raggio, se viene temporaneamente irrigidito con il gel. Si applica una piccola dose di gel, spalmandolo con le dita sul terminale, dopodiché si attende qualche minuto, in modo che il gel diventi meno appiccicoso: a questo punto il multi-filo è irrigidito al punto giusto e durante il lancio, darà sufficienti garanzie di evitare ogni aggrovigliamento. Una volta immerso, il gel che risulta essere solubile in acqua, scomparirà in modo da far tornare il multi-filo con le caratteristiche originali. Come si usa il filo idro-solubile? Nella pratica agonistica e non, il filo idrosolubile in poli-vinil-alcool (PVA) assume oggi un ruolo di fondamentale importanza, nella realizzazione di inneschi altamente catturanti e praticamente in tutte quelle situazioni di pesca, dove è necessaria una modesta pasturazione mirata. Tutti conoscono lo "stringer", cioè quella catenella di boilies (od altre esche asciutte), infilate e trattenute sul filo di PVA, in modo da poter essere applicata al terminale, con vari sistemi. Esistono però diversi tipi di filo idrosolubile, che a seconda dei casi, può essere realizzato come un vero e proprio multi-filo solubile o come un nastro a più lento dissolvimento. La differenza è sostanzialmente concepita, per la diversa utilizzazione e per i diversi tempi di reazione all'acqua del poli-vinil-alcool: un multi-filo in PVA non è idoneo ad essere lanciato a grande distanza, così come un nastro od una treccia idrosolubile, non dissolvono in fretta. I parametri che influiscono sulla scelta dell'uno o dell'altro tipo sono sinteticamente i seguenti:
La regola comune è quella di evitare di realizzare stringer molto voluminosi e pesanti, possibilmente collegati alla zavorra e non direttamente sull'amo. Una ottima soluzione è quella costituita da una collanina di mezze boilies, inserite su di un sottile filo idrosolubile, messo a capo doppio, per aumentare la resistenza meccanica. Una raccomandazione: i fili ed i sacchetti idrosolubili, temono l'umidità e vanno quindi preservati chiudendo le confezioni ed i dispenser, in un sacchetto di plastica insieme a del sale grosso da cucina. Come si può aumentare la durezza delle boilies? L'esigenza di indurire le boilies costruite artigianalmente, deriva da diversi fattori:
I primi due, sono senza alcun dubbio fattori da considerare di primaria importanza, nel caso di lunghe sessioni di pesca, in specchi d'acqua di media e grande estensione. Per quanto riguarda la presunta selettività posseduta da un'esca più dura (e più voluminosa), rispetto ad una più morbida (e di ridotte dimensioni), si possono citare innumerevoli esempi che confermano come questa teoria, sia ancora tutta da dimostrare. Nella pratica agonistica, può rivelarsi addirittura controproducente realizzare boilies molto dure, proprio perchè ad esempio, si riduce la specifica attitudine a diffondere gli aromi nell'acqua, cosa che invece deve necessariamente avvenire in tempi ragionevolmente brevi. Per poter aumentare discretamente la durezza delle boilies, senza stravolgere la formulazione del mix, si possono adottare i seguenti espedienti:
Il primo è senza dubbio, il miglior sistema in assoluto, ma oneroso in termini di tempo e spazio, per l''intrinseca difficoltà di stoccare ingenti quantità di prodotto, su appositi telai di essiccazione. Il vantaggio di poter disporre di boilies correttamente stagionate è soprattutto quello di avere delle esche che assorbiranno quindi molta acqua, cedendo così all'esterno tutti gli attrattori. Il secondo metodo, prevede l'inserimento nella base del mix, di alcune percentuali (10 %) di semola di grano duro o farina di riso (Arborio); questi elementi possiedono un basso tenore di proteine e non modificano sostanzialmente l'equilibrio proteico del mix. Nel caso di mix particolarmente poveri di proteine, ma molto digeribili è possibile inserire una percentuale (dal 10% al 50%) di caseina, che bilancerà l'equilibrio proteico, indurendo le boilies dopo la bollitura. Sono migliori gli aromi in polvere o quelli liquidi? Con il termine generico di "aromi", sovente vengono indicate famiglie di prodotti appartenenti invece a ben distinte categorie, che svolgono funzioni fondamentalmente diverse, nella realizzazione delle esche specifiche per il Carp Fishing. Tutti gli aromi sono realizzati in laboratorio, miscelando opportunamente diverse sostanze, in modo che le molecole vengano diffuse rapidamente nel circondario, sia in aria che in acqua. Sono generalmente sotto forma di liquido più o meno denso, a seconda del veicolo solubile utilizzato (glicerolo, alcool etilico, glicole etilenico, propilene, amil-acetato, ecc.), con un gusto più o meno accentuato ed attinente all'aroma di base. Gli oli essenziali, sono impropriamente definiti aromi, in quanto possono svolgere anche le funzioni di stimolatori dell'appetito oltre a rinforzare l'aroma vero e proprio. Gli stimolatori dell'appetito vengono invece utilizzati per dare un gusto ben definito all'esca, in rapporto all'aroma principale, oltre a definire un'impronta gustativa nella bocca della carpa, in modo da indurla a cibarsi delle esche pasturate. Sono anch'essi associati a degli aromi e si presentano normalmente sotto forma di polvere. Gli esaltatori del gusto, sono invece dei prodotti che rinforzano ed esaltano il senso del gusto e vengono utilizzati in polvere, con l'addizione di un'esclusiva impronta aromatica. Utilizzare al meglio questi prodotti, può voler significare molto spesso, mettere a punto delle esche veramente efficaci, perfettamente bilanciate e sempre gradite dalle carpe, anche in caso di forte pressione di pesca. L'efficacia dell'esca in base al suo colore, non è materia sostenuta da valide argomentazioni scientifiche; esistono soltanto delle teorie, alcune delle quali affermano la capacità posseduta dai pesci, di poter distinguere se non i colori dello spettro, almeno il contrasto tra il chiaro e lo scuro. Questo può significare, ad esempio, che su di un fondale di tonalità tendente allo scuro, un'esca di colore chiaro, potrà essere avvistata prima di una di colore scuro. Durante il periodo notturno, questa presunta capacità verrebbe compensata dall'apparato recettivo, che continua ad essere comunque attivo, durante tutto il giorno. Nulla vieta di colorare le proprie esche, soprattutto se viene seguito il criterio di favorire un migliore avvistamento, ma è importante non utilizzare additivi chimici o comunque potenzialmente dannosi all'organismo della carpa. |
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